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Colorado, USA

Rocky Mountain National park: un Colorado ad una diversa altezza

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La bandiera dello stato del Colorado assomiglia a quella del Nicaragua (striscia blu, striscia bianca, striscia blu – orizzontali) e a quella di El Salvador. Ah, e a quella dell’Honduras. Solo che ci hanno appiccicato sopra un Pac-man rosso, giuro.

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E’ uno stato strano, prende il nome dal fiume Colorado (ma dai?) e dal fatto che è tutto  colorato (in spagnolo si dice colorado… Ed è stato seriamente preso da lì), viene chiamato lo stato del Centenario per essere entrato negli Stati Uniti 100 anni dopo la dichiarazione di indipendenza. Dovevano pensarci su bene.

E’ un rettangolo perfetto come il Wyoming e qui l’erba te la puoi tranquillamente fumare ad uso ricreativo (qui la guida). Non a caso qui c’è una cittadina chiamata South Park e proprio qui è ambientato l’omonimo cartone “del chezzo”. Ok, io ci sono cresciuta e quel cartone lo adoro (il mio linguaggio ne è una triste conseguenza).

Come ogni stato americano che si rispetti ha le sue leggi assurde tra cui “E ‘illegale portare il vostro cavallo o mulo al di sopra del piano terra di qualsiasi edificio” o “è vietato prestare l’aspirapolvere al vicino”, e se doveste mai trasferire a Louisville i residenti non possono possedere i polli, ma possono possedere fino a tre tacchini… Magari da far fuori nel giorno del ringraziamento. A tal proposito fatevi un giro su http://www.dumblaws.com, c’è da ridere.

Ma poi è bello, strambone e bello per quello che ho visto io. Ho letto tantissime cose su questo stato, ma nulla darà mai la stessa soddisfazione di esserci stata, ovviamente.

In Colorado, ci sono le montagne.

E sarà che io adoro tutto quello che supera i 2000 metri, qui ho trovato pane per i miei denti.

Dopo la traumatica sveglia nel morbidissimo letto dell’Ute trail Motel di Hot Sulphur Springs, ci siamo messi in macchina alla caccia di un qualsiasi posto in cui mangiare. Nulla. Non un diner, un fast food, una stazione di servizio che avesse più di quattro noccioline da mangiare…. Nulla.

Abbiamo cambiato paese, e la prima cosa che abbiamo trovato è stato un capannone, silenzioso, in cui entravano due vecchi. Ma proprio VECCHI. Li abbiamo seguiti fin dentro al Chuck Wagon Grandma’s Restaurant (a Granby) e per pochi dollari scelgo il blueberry pancake. Non una pila come al solito, ma UNO. E vi assicuro che bastava!

Una torta a pancake morbida e untina, come dev’essere.

E poi, finalmente, mettiamo la macchina  in direzione Rocky Mountain. Prima però ci siamo fermati a Grand Lake, una deliziosa cittadina di montagna come chiunque se la immagina: negozietti in legno, cioccolaterie, panetterie che sfornano (carissimi) dolcetti caldi, negozi di camicie di flanella e felpe a tema: tutto è deliziosamente perfetto. Ok, avranno abbattuto una buona parte di foresta per fare questo mondo di legno, ma poco importa. E’ bellissimo.

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Uscendo dal centro cittadino e infilandosi nelle viette in cui troneggiano piccole e meravigliose baite di dimensioni mignon si può fare una piccola passeggiata, Adam Falls trail, una passeggiata che non comporta nessun tipo di fatica e dalla gioia limitata: cascate carine, fiume, acqua, un sacco di famiglie con bambini, signori anziani gentili e salutanti e… poco di più. L’investimento di circa 40 minuti per questo mini loop trail ci sta. Per tutte le info su cosa fare, i trails e dove mangiare questo link è ben fatto http://www.coloradodirectory.com

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Altro stop da non perdere se volete sentirvi dei ricconi con pelliccia di ermellino in un freddo inverno di Aspen in una puntata di Beverly Hills, fate uno stop al Grand Lake Lodge, tutto arredato con gusto boscaiol-chic, ma entrando lì vi verrà voglia solo di sprofondare in uno dei comodissimi e morbidi divani sorseggiando un bourbon davanti al camino.

E poi loro, le Rocky Mountain.

Qualcosa che non ti aspetti davvero: perché quando noi ci immaginiamo le montagne più alte ci vengono subito in mente picchi innevati e cucuzzoli aguzzi, o comunque un panorama che ha tutta l’aria di assomigliare alle nostre Alpi e invece lì, è tutto tranne quello.

Se ci ripenso le prime cose che mi vengono in mente sono un po’ ridicole, ma le elenco lo stesso:

  1. La prima cosa che ho visto scendendo dalla macchina al primo stop cercando di  salire in cima è stata un a coppia gay. E fin qui nulla di strano. Se non fosse che uno dei due aveva un cappello da cow-boy e la camicia gialla sgargiante come il colore della macchina e si faceva le foto tutto figo davanti alla macchina. Io ero con felpa sciarpa e giacca e morivo di freddo.
  2. In più stop abbiamo incontrato una ragazza che si stava facendo tutta la strada in bici, e non dico solo la strada dentro al parco: la nostra strada. 6 mesi per attraversare gli Stati Uniti, da sola, in bici. Io ero stanca a guardarla.
  3. Un tizio che girava comodamente scalzo (ed è entrato in bagno scalzo… Essere Hippie a quanto pare rende immune da prendersi una cesta di funghi che ti si incolla ai piedi)

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L’aria lassù è diversa, sulla cima si superano i 4000 metri(noi siamo arrivati a 3500 più o meno) e calcolando che già a Grand Lake l’altezza è notevole (2500 m sul livello del mare) è chiaro che si sta parlando di un altro livello di ragionamento.

Siamo entrati dall’ingresso di Grand Lake e siamo usciti dalla parte di Estes Park: il paesaggio man mano che sale cambia notevolmente, dai classici pini di Natale si passa ad un paesaggio a tratti surreale, fatto di collinette verdi e marroni, aride e desolate. E’ difficile da spiegare perché sembrano colline ma a tremila metri di altezza.

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Ogni stop è buono: la fruibilità è totale (parcheggio, 100 passi, view point), vi consiglio di fermarvi a sentimento. Tanto è tutto bello se vi piace il genere di parco.

Ho letto qua e la che nelle zone più elevate vivono marmotte dalla pancia gialla, piccole lepri pikas, cervi alci e cervi mulo (ho controllato che non fosse un animale inventato tipo il Jackalope, il coniglio con le orecchie da cervo), bighorn, orsi neri e leoni di montagna.

L’unico strano animale che ho visto è stata una signora visibilmente sovrappeso incastrata in un sidecar. Purtroppo.

Dentro al parco nazionale si possono percorrere un paio di Scenic Byways, la trail Ridge Road (chiusa quando siamo andati noi a causa di un allagamento) e la Old Fall River Road e gli hikes vanno dal facilissimo alla scarpinata da fare fino a 4500 m, a discrezione di chi sceglie di spostarsi qui.

Noi l’abbiamo presa molto leggera, tanta macchina e pochi passi perché come al solito volevamo vedere il più possibile.

Io personalmente ho adorato questo parco, perché è montagna, l’aria è pungente anche ad agosto, e il paesaggio è quello con cui son cresciuta: montagne, sprazzi di neve anche ad agosto.

Il profumo dell’aria di montagna di resta in bocca e sui vestiti, il calore del tuo corpo si mischia con un’aria spesso impregnata di erba bagnata e pini appiccicosi. Qui no, qui l’aria è secca, pulita.

E’ il paesaggio che riempie gli occhi e i polmoni, perché è completamente diverso da quello che ti aspetti.

Diverso, e bellissimo.

E poi niente, dovrei fare outing ma racconto una mezza verità.

Usciti ad Estes Park (cittadina turisticissima), puntiamo al Stanley Hotel, da cui il buon Stephen King pare aver preso ispirazione per il suo Shining, visto che l’hotel a quanto pare è infestato da presenze strane e sovrannaturali.

Arriviamo al casottino per parcheggiare, il gentile ragazzo mi fissa negli occhi e mi chiede

“siete ospiti dell’hotel?”

“ehm… no” (ero vestita con due felpe una sciarpa, i pantaloni della tuta antistupro… Non mi avrebbe mai creduto)

“volete farci un giro o… pernottare?”

Tentenno.

“ehm…“ Gianni mi guarda come se stesse parlando con una deficiente.

“fare un giro dentro…”

“aaah… beh, allora il parcheggio si paga”

“ah… Peccato”

Voltiamo la macchina, Gianni mi chiede perché gli ho detto la inutile spudorata verità che non serviva a nulla… Ho asserito che il tizio mi stesse guardando con fare inquisitorio, quando in realtà mi è scappata… E anche il guardiano dell’hotel mi ha guardato con tenerezza… Era palese che mi stesse suggerendo la risposta giusta da dare.

L’altezza, fa brutti scherzi. Dicono.

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