Mamma se ti stai chiedendo se davvero ho cominciato a fare degli assaggi di vino alle nove del mattino la risposta è si. Papà lo so che sono il tuo orgoglio. E si, è così, il primo (ottimo) assaggio di vino è stato fatto all’ora di colazione. Tanto in Italia era orario di aperitivo e il fuso non l’ho proprio smaltito. Di seguito elenco con dettagli.
Loxton: il proprietario é australiano, e si nota dai poster attaccati alle pareti e dalla mappa rovesciata “australiocentrica”. Un bianco e 4 rossi di tutto rispetto tra cui uno zinfandel davvero buono. È l’uvaggio del nostro primitivo ma si impasta meno in bocca. Senza ombra di dubbio, per me, ovviamente, il bianco è il pezzo forte. Buono, profumato, corposo. Erano le 9 del mattino e andava giù che era una meraviglia. Le degustazioni sono gratis e il ragazzo di una gentilezza estrema (oltre che gran conoscitore di vini)
VJB catina e proprietario di origine italiana, è di recente costruzione (stavano ancora mettendo sugli scaffali tutte le cibarie..anche se io i waffle italiani non li ho mai visti in nessun angolo dello stivale). Sean, il ragazzo che ci accompagna nella degustazione è gentilissimo e a sentire che siamo italiani ci fa mille domande e la conversazione è frizzante, come il primo vino, un prosecco. Stranissimo per me, abituata a dei Valdobbiadene extra dry. Questo ha un non so che di moscato, un retrogusto dolce ma in bocca è secco. È il vino che vorrei per una panna cotta ai mirtilli. I rossi sono leggeri, lo zinfandel ha un gusto stranissimo, come se avessero fatto un esperimento ben riuscito non si sa bene come, mi verrebbe da dire un vino “colorato”, ma equilibrato. É questo che colpisce, é un vino strano ma potrebbe piacere a tutti. Il cabernet e il rosso molto buoni, niente di stravolgente. La degustazione si chiude con un porto rosso. Inaspettato. La degustazione di 5 calici costa 5 dollari. Onestissimi. Soldi ben spesi.
Kaz: il vino é quasi sicuro che non piace. É aspro, troppo acido per i miei gusti, mi sa troppo di vino delle nostre campagne un po’troppo fermentato. Il sangiovese é il piú buono che assaggiamo (da cui producono anche un porto davvero ben fatto, sia rosso che bianco), gli altri sono… Mmh, direi cosí cosá per azzardare. Ma questa cantina che produce vini biologici deve essere visitata, sia per la location incantevole, sia per lo strambo proprietario, sia per le mostarde da assaggiare (quella al curry é divina). La grafica delle etichette e della cantina é curata dal figlio e sono davvero fighissime, visto che riprendono vecchie foto (anche i nomi dei vini sono a tema). Va vista perché é qualcosa di profondamente diverso (il vino) e alternativo (tutto il resto). E poi dai, le minchiate bio hanno sempre la loro buona fetta di mercato (la sottoscritta non inclusa).
Si cambia valle e si va nella zona lussuosa, dove degustare costa davvero troppo per le nostre tasche (25 dollari per 4 bicchieri… Ci sto solo se me li fai pieni rasi). Cominciamo con una delle cantine più sborone: Darius.
Il colonnato davanti in puro stile impero anticipa la pacchianata dentro che in realtá è tutta in stile persiano, ma si sa, gli americani hanno un paio di problemini a capire la storia oltreoceano (scusate, ma questa è una polemica gratuita perchè guardando la winery mi è venuto in mente Troy, la zozzeria hollywoodiana gay-friendly che ammazzava l’opera del povero Omero, che il suo caro Achille credo l’avesse pensato un po’meno stronzo e un po’meno mechato). All’interno si vedono chiccose donne e maritini col mignolo tirato in su, la vendita è estesa a libri, piattini di pietra (il più piccolo 12$), creme e saponi da bagno (giuro), altre cazzate tra cui una bic (SERIAMENTE era una bic bianca) con infilata una piuma nel di dietro. Costava 54 dollari. Una bic con una penna di papera nel didietro la bellezza di 50 euro circa. Ahhhh che meraviglia il marketing. La produzione è basata su 3/4 vini, che, visto il prezzo, mi auguro per loro siano buonissimi.
Le altre due cantine,Robert Sinskey e Robert Mondavi sono architettonicamente molto belle, la prima in stile più rustico (la “cucina”nell’angolo é deliziosa) e l’altra talmente celebre da non poterla mancare, rinomata per grandezza, storia, qualità e perchè spesso organizzano concerti con nomi conosciuti.
Paesaggisticamente, la Napa valley, è assolutamente imbattibile: le colline sembrano finte da quanto sono belle, perfette, dai colori marcati e dall’armonia ricercata. Guidarci in mezzo, é davvero un sogno.
Ma se dovessi consigliare a qualcuno direi senza dubbio Sonoma valley. Per me il vino é cultura, é storia é passione che prende forma, creativitá e voglia di trasmettere il proprio mondo attraverso un bicchiere. Qualcuno mi contesterá, ma il vino é un arte, e come arte non tutti hanno la sensibilitá di capire e apprezzare. Questo ho trovato nella valle piú sfigata ed economica: passione e orgoglio dei vignaioli di versarti il loro lavoro nel bicchiere, e comunque, aspettare quel cenno positivo dal cliente che sta bevendo. La Napa valley per me era un sogno davvero, perché amo i vini (anche se sono terribilmente patriottica e poco oggettiva se devo scegliere tra italiano e non) e amo la cultura che ci sta dietro, e mi sono innamorata della sorella minore.
La Napa é business. Fighissimo ma business.
Facciamo un salto nella cittadina di Napa, ben tenuta e davvero piacevole da girare con questa strana piazza a quadrato nel centro molto in stile messicano, ma il nostro obbiettivo, nella giornata enogastronomica per eccellenza, é il mercato, Oxbow Public market, che é in realtá una specie di luogo del gusto, con diversi corner dove poter mangiare specialitá locali e non. Pesce, the di tanti tipi diversi, tartufo, muffin e il miglior negozio di spezie che abbia mai visto in vita mia e dove ho comprato una polverina per aromatizzare il caffè con zenzero, cardamomo, cannella e chiodi di garofano. Ne basta un pizzico e il caffè diventa una bomba. Ovviamente la commessa mi ricorda di tenere sempre allegato alla bustina della polvere lo scontrino che specifica il contenuto.
Direzioniamo la macchina verso Kings Canyon e arriviamo fino Merced, dove, oltre a un motel 6 con king size bed, ci aspetta anche un sizzler’s dove ho scelto il buffet e mi sono ingozzata di verdura. Lo so, quando faccio cosí sono un vero insulto al trash food.
2 Comments
Sarà anche orgoglio di papà, ma anche di vini scrivi proprio bene, molto meglio di certi sommeliers che sparano cazzate a termini astrusi incomprensibili alla gente!
8 Luglio 2012 at 15:41Avrei voluto essere con te da Robert Mondavi a bere un buon Fumé Blanc…..!
[…] per l’ubriacona della situazione visto che erano le 15:30, anche se dopo aver preso in mano bicchieri di vino alle nove del mattino nella Sonoma Valley non mi rende poi molto credibile. Non avendo prenotato il B&B dobbiamo […]
16 Ottobre 2012 at 10:47