Cosa ti può riservare il porta brochure di un motel 6, oltre a ristoranti in cui offrono 18 ribs di maiale per soli 7 dollari e 99 cent? Cose come “hey, ma il tabasco, è una roba che viene dalla Louisiana e non una salsetta industriale” oppure “hey ma i coccodrilli se li chiami vengono!” e informazioni utili di questo genere. Ma cominciamo dall’inizio. Grazie appunto a un’invitante brochure informativa, la gratuità del giro e la curiosità della visita decidiamo di dedicare la mattinata a scoprire da dove viene quella bottiglietta dalla forma inconfondibile, che per me, negli anni, ha significato solo una cosa: tartare di manzo.
Non chiedetemi la ricetta però, non la so e mio padre credo potrebbe rivelarmi i segreti della perfezione solo in punto di morte. Sono convinta che c’è, IL segreto.
Il Tabasco viene prodotto solo a Avery Island,un’isoletta (o meglio, un distaccamento) della Louisiana, a cui si accede pagando la misera cifra di un dollaro, per farsi un giro, godersi la visita guidata e magari mangiare una montagna di nachos piccanti. Sto parlando seriamente, è stato INTERESSANTISSIMO! A parte che c’erano inaspettatamente davvero tantissime persone e che la guida era una tenera ragazza che aveva chiari problemi di ansia, sudorazione e fiato corto, ho scoperto una quantità di informazioni curiose sulla celebre pepper sauce. Per esempio… a noi ne arriva solo un tipo, ma in realtà lì ne vendono sette diversi (di cui una, quella al garlic, dall’inconfondibile odore di rutto di camionista dopo pranzo in trattoria e dal sapore tendente al disgustoso), oltre centinaia di altri prodotti tra salse, salsette, cremine e maionesi aromatizzate (la carne secca al tabasco era deliziosa), e il gelato. Sì, il gelato al tabasco. Ed è pure buono. Merchandising a parte, la visita in cui si scoprono curiosità sui peperoncini e sulla produzione della salsa si svolge più o meno così: tutti nell’ingresso, spiegazione sulla storia, visualizzazione delle vecchie bottiglie/scatole e delle pubblicità di inizio secolo, spiegazione di “cos’è questo coso che tengo in mano” e poi tutti dentro nella saletta con il video illustrativo, dove una gentile donna scappata di corsa dagli anni ’90 raccontava le meraviglie della coltivazione. e di questa “mmmmmeravigliosa salsa”. Mi faceva sorridere perchè poteva essere tranquillamente una che cercava di venderti una casa o che cercava di insegnare a degli studenti come mettere un preservativo su una banana. Era affabile con la sua collana d’oro massiccio, incuteva affabilità. La INCUTEVA. Giretto nella fabbrica e dietro un vetro di plexiglass e poi via nello shop dove vendevano davvero TUTTO marchiato tabasco. Detta così sembra una cosa un po’ misera, ma in realtà l’isola è molto bella, verde, fiorita e ben curata, dove le curiosità da imparare sono davvero tante… Dai, chi è che sapeva che vengono usati solo determinati peperoncini che vengono coltivati sull’isola e il frutto viene colto solo quando prende il preciso e esatto colore di questa bacchette di color rosso perfetto, il baton rouge appunto, che chi raccoglie i frutti tiene sempre in mano? Oppure… chi sapeva che che i peperoncini vengono fatti macerare e fermentare con sale e aceto di vino per tre anni in delle botti di quercia prima di farli diventare salsa? Un sacco di info utili eh? Nachos da 6000 calorie e poi via, verso nuovi orizzonti, destinazione coccodrilli nel bayou. Mi sembra di essere a scuola… cos’è un bayou? E’ una zona d’acqua tipica del sud degli Stati uniti e solitamente è un termine riferito a un fiume molto lento, con insenature o comunque una zona paludosa molto umida. Wikipedia riferisce che “molte paludi ospitano aragoste, alcune specie di gamberetti, altri frutti di mare, pesce gatto, rane, rospi, alligatori americani, coccodrilli americani, e una miriade di altre specie”.
Io, personalmente, nel sud della Louisiana ho visto solo coccodrilli e bambini educati. Che ha quasi più dell’esotico di un coccodrillo che suona “oh Susanna” col banjo.
Prenotiamo il tour telefonicamente e per la modica cifra di 14 dollari a testa facciamo ci dedichiamo un paio d’ore di sole e paludi, accompagnati in barca da un simpatico signore dal naso a ciliegia dall’imbarazzante somiglianza con il sindacalista delle Terme di Salsomaggiore (posso fornire foto confronto per i più curiosi) che ci illustra le bellezze di questa zona.
In effetti è affascinante, anche se di paludoso ha ben poco, la cosa strabiliante è che le acque sono popolate da coccodrilli (e qui mi sorge il seguente dubbio: “tu che hai la villetta a ridosso del fiume, non hai paura di trovarti un alligatore nel giardino che fa merenda con tuo figlio?”), che, al fischio della nostra guida e al richiamo del-loro-nome, questi corrono! Li vedi arrivare, con la loro punta del naso che esce appena dall’acqua e, prontissimi, si lanciano verso la barca per aspettare la loro coscetta di pollo da sbranare. Davvero, incredibile.
E qui entra in gioco la questione “bambini educati”. Sulla barca c’era un gruppetto di bambini, accompagnati da due mamme molto americane, che al loro saltare in piedi alla vista della gola del coccodrillo per guardaci più da vicino, ricevono la seguente minaccia: “se non state seduti vi sbrano io peggio del coccodrillo”. Terrore. Mi sono seduta composta anche io.
Delizioso il giro. Ma la parte dei passeggeri l’abbiamo fatta per poco, bisogna rimettersi in macchina, direzione New Orleans.
Non senza esserci fatti un taco, ed esserci messi in tasca una manciata di salse. Ovviamente.
p.s.: sulla strada c’è stata anche la voglia e la possibilità di fermarsi a vedere qualche piantagione e le case coloniche dei padroni delle stesse, c’è solo il piccolo problemino del prezzo, dato che 16/18 dollari per vedere una casa mi sembrano davvero eccessivi. Alcune sono visitabili da fuori, si può dare un’occhiatina senza dover per forza fare il tour della casa (che tendenzialmente è infestata dai fantasmi… si sa, fa scena), la migliore in assoluto è la Oak Alley Plantation, con il suo ingresso grandioso creato da una passerella di alberi che, con il tempo hanno creato un arco perfetto e bellissimo. Fermatevi davanti al cancello, è gratis.
2 Comments
Ciao Paola,
27 Ottobre 2012 at 15:29Come al solito hai scritto un racconto che ci fa viaggiare….
E’ sempre un piacere leggerti continua così!
a presto ciao!
sei sempre carinissimo..! Grazie 🙂
14 Novembre 2012 at 17:22