Visitare l’Irlanda? Perchè? Mi piace sempre trovare i validi motivi per andare in un posto, che possono variare da “cose viste in un film” a “cose che mi sono sognata”, fino a “c’è stata una mia amica e mi ha detto che è bellissimo”. Ma in Irlanda ci sono stata portata, e quindi i validi motivi per innamorarmi li ho dovuti scoprire giorno per giorno, sulle strade tortuose e riempiendomi i polmoni di aria fresca irlandese. Sveglia presto la ma tipa del Bed&Breakfast di Sligo non ha ben capito il concetto di “colazione alle 8:30” e quindi ci impieghiamo circa un ora per avere cose non richieste… forse ho barrato qualcosa di sbagliato sul foglietto della colazione, ma di un uovo alla coque non so proprio cosa farmene. Anzi, due.
Con la pancia strapiena in un ritardo mostruoso sulla tabella di marcia Prendiamo la N15 verso nord, per fare faccio il giro sul promontorio Mullaghmore, una montagna monolitica che domina un paesaggio quasi surreale, di un verde intenso e bellissimo dove un settantenne fisicato si fa il giro correndo per quella strada che a me sembra lunga in macchina. Fa freddo e il tizio corre, e i suoi polpacci sono grossi come una mia coscia. Ma questa è un’altra storia. Sembra quasi incredibile ma stiamo inforcando una serie di giorni di simil-sole e di pioggia, neanche l’ombra. Pazzesco. Facendo qualche ricerca su internet ho scoperto anche che Mullaghmore è anche una grandiosa location per fare surf, con onde di 15 metri, suggestiva anche perchè i surfisti potrebbero tranquillamente trovarsi della pecore in spiaggia. Sì, perchè qui le colline e le montagne sono popolate di pecore piuttosto spaventate (principalmente da me, che le rincorro urlandogli “vieni qui pecorella bella”) che brucano i prati. Lo scenario è davvero surreale. Le curve abbondano. Sempre per la questione di non riempirvi troppo la pancia prima di affrontare queste strade.
La giornata scivola tra paesini e cittadine svuotate totalmente per la finale di football gaelico tra Donegal e Mayo di quella domenica… La guida definisce Ballyshannon, “una vivace e frizzante cittadina piena di vita”. Non sto scherzando, era una città fantasma. Tutta addobbata a festa, ma una città senza nessuno. Questa graziosa cittadina sulla foce del fiume è addobbata a festa per incoraggiare i giocatori di football, ogni angolo della città è ricoperto da manifesti verdi e gialli con magari scritto solo “go Mike!”. E’ follia. Sicuramente qualcosa di diverso. A quanto pare è la più antica città d’Irlanda, ma il sito internet ve lo sconsiglio. E’ di una bruttezza imbarazzante. Andateci direttamente.
E poi Donegal, graziosa cittadina storica dove la gente impazzisce (anche qui) per il calcio gaelico, Leterkenny e la Rosguill peninsula dove percorriamo i 15 km dell’Atlantic drive. Una tappa molto poco caratteristica al McDonald’s di Letterkenny e andiamo fino a Portrush dove, pagando in pound, possiamo mollare le valigie al Port Hotel. Perchè qui ci sono gli inglesi (si sa, nel nord dell’Irlanda ci sono stati un paio di problemini nel mettersi d’accordo su “cosa è mio, cosa è tuo”). E tutto passa un po’ in secondo piano quando la meta finale della giornata è la scogliera denominata Giant’s Causeway.
Cos’è? Cioè, cosa è davvero e cosa la mitologia e la fantasia vuole che questo posto sia?
Wikipedia narra che la leggenda più famosa e accettata riguardava il gigante Finn McCool, che avrebbe costruito un selciato per camminare fino alla Scozia per combattere un altro gigante, Benandonner. Una versione della storia narra che Finn cadde in un sonno profondo prima di andare in Scozia, perciò quando Benandonner venne per cercarlo, la moglie Oonagh coprì con un drappo il marito Finn e pretese di convincere il rivale che in realtà quello fosse il loro bambino. In una variante, avendo visto l’enorme stazza del nemico, è lo stesso Fionn a dire alla moglie di preparare l’equivoco. In entrambe le versioni comunque, quando Benandonner vide la mole del “bambino”, pensò che il padre dovesse essere terribilmente gigantesco, e scappò a casa terrorizzato distruggendo il selciato per evitare di essere inseguito. Un’altra versione della leggenda narra che Fionn costruì la Causeway per permettere al suo rivale di raggiungere l’Irlanda dalla Scozia. Benandonner venne sconfitto da Fionn e la Causeway, terminata la sua funzione, scomparve nell’Oceano.Altre storie meno diffuse vorrebbero che il selciato fosse stato costruito da un gigante innamorato per raggiungere la sua amata, che viveva in Scozia.
Quindi come sempre si parla o di combattimenti o di patata. In questo caso, patata gigante.
Mitologia a parte, la scogliera è sconvolgente, per gli occhi e per l’anima: è incantevole.
La storia della formazione è molto meno romantica di quello che può raccontare un cantastorie, visto che sessanta milioni di anni fa l’intera contea di Antrim fu sconvolta da un’intensa attività vulcanica, che provocò l’intrusione del basalto fuso e molto fluido attraverso dei letti di gesso, formando un vasto plateau lavico. La lava, a contatto con l’acqua e l’atmosfera, raffreddò rapidamente conformandosi nelle attuali colonne esagonali basaltiche. Lava bollente con acqua fredda, beh, ancora non riesco a capacitarmi di come si siano formati questi cilindri di forma esagonale (si può dire?) di diverse altezze, perfettamente accostati uno accanto all’altro, perfetti per formare un quadro che farebbe impazzire qualsiasi fotografo. Il tramonto è, ovviamente il momento migliore.
Il prezzo non è sicuramente economico (Adult £8.50), ma ne vale la pena: si entra nel visitor center dove una montagna di gadget attendono turisti infreddoliti. Sì, perchè vendono sciarpe, cuffie, guanti e tutto ciò che potrebbe riparare degli sprovveduti dal gelido vento irlandese. O dalla pioggia, ovviamente . Si può chiedere l’audioguida e farsi tutta la camminata fino alla scogliera o, altrimenti, pagare un pound (e mi raccomando, un pound se non volete farvi sputare addosso dall’autista presentandogli un euro) e farvi scarrozzare. Personalmente consiglio di vestirsi in maniera ridicola, armati di giaccone da neve antivento, tuta da sci, cuffia sciarpa guanti e passamontagna (ok, io sono una freddolosa cronica) andarci verso le 5, quando cala il sole, farsi la passeggiata con audioguida fino alla scogliera e poi stare lì, a contemplare. Oltre le storie raccontate nei secoli, Giant’s Causeway ha davvero un aria magica che coinvolgerebbe anche il più rozzo e insensibile degli uomini. Il cielo si appoggia e si rilassa sul mare, nella maniera più poetica e romantica che si possa immaginare, i colori si scaldano, tutto si tinge di rosso e rosa. Lacrimuccia. Voglia di abbracciare anche il più sbronzo irlandese che è lì anche solo per fare la gara “chi beve più birre con il sedere in acqua”.
E’ bello, nulla da dire.
Ovviamente dopo tutta la poesia posso confessare di essere scappata in macchina dopo un’oretta. Avevo freddo.
Tornati in città, a Portrush, ci siamo fermati per cena Ramore Oriental, un curioso posto in cui si può scegliere a che piano andare per decidere cosa mangiare… o comunque scegliere tra bar, lounge, bistro, wine bar, ristorante etnico. Insomma, non si capisce un granché, anche perché sul menu etnico si trovano patate e costine vicino a zuppe thai e a delizie di ispirazione giapponese.
Poco importa, il cibo è DELIZIOSO, i prezzi bassi (due portate a scelta 12 sterline) e le porzioni abbondanti in maniera quasi imbarazzante (le zuppe hanno le dimensioni di quelle cinesi… Il catino per i panni per capirci!). Stanchi e con la pancia piena di cibo e zinfandel californiano torniamo in hotel. Cotti. Soddisfatti di questa Irlanda.
L’ultimo giorno abbiamo fatto un salto a Belfast, ma non abbiamo visto praticamente nulla, sotto una pioggia battente che rallentava notevolmente anche l’andatura della macchina… dopo 4 giorni di sole, un po’ di pioggia ce la siamo meritati.
2 Comments
Patata gigante, ho le lacrime agli occhi!
4 Settembre 2015 at 13:50Giacca da sci? Guanti? Sto preparando la valigia ora e sono in pieno panico!
Ti farò sapere come andrà la mia avventura irlandese, birrifici compresi!
Voglio un sacco un sacco di aggiornamenti, promesso? <3
5 Settembre 2015 at 12:56