Apro gli occhi e sono giá emozionata. Oggi si torna a white sands e non riesco a capacitarmi che dopo soli 6 mesi sono ancora in uno dei posti più splendidi e stupefacenti in cui ho avuto la fortuna di mettere piede. Le ore di macchina sono tante, il tempo instabile (mettono addirittura neve!) ma oggi non è la strada che conta, è l’obbiettivo finale.
Per non farci mancare nulla, perchè i tempi non sono poi così stretti e dato che è a solo una cinquantina di km da Willcox infiliamo una deviazione ad un altro parco: il Chiricahua National Monument. Zona di strane e cilindriche formazioni rocciose dai vertiginosi equilibri (cilindri più o meno grandi “appoggiati” in maniera quasi scomposta… In pratica come una pila altissima di pancake dal diametro diverso a casaccio uno sull’altro). Nevica. Ecco quello che non mi aspettavo di trovare nel sud degli Stati Uniti: neve! Arriviamo al visitor center e la ranger sbuca fuori da sotto al bancone, non so se più stupita o spaventata: è chiarissimo che il suo “hei ragazzi? Come va?” suonava molto come “ma siete una manica di stupidi? È l’ultimo dell’anno e sono le 8 del mattino, che cavolo ci fate qui?!”, ma noi con un grande sorrisone chiediamo informazioni. Le strade sono chiuse, i trail pure (ci sono 20 cm buoni di neve… Ci credo che son chiusi!) ma un pezzo a piedi oltre la sbarra lo facciamo, nonostante nevichi e io abbia i pantaloni da ballerina.
La neve è immacolata e asciutta, le rocce sono deliziosamente decorate da un manto bianco e dentro di me penso che se troviamo la neve sul Grand Canyon potrebbe fermarmisi il cuore per l’emozione. Adoro la neve (anche se ho freddissimo e quando la mia temperatura corporea si abbassa di 1/2 grado divento noiosa come il mal di pancia), non resisto, tiro una palla di neve nella schiena di Gianni, peccato che si volta e la bomba arriva diretta sulla 7D… Credo che se non provasse amore generico nei miei confronti mi avrebbe infilato con la testa nella neve e abbandonata in balia degli orsi. Foto di rito, Alberto col suo “sorriso da montagna”: si perchè a lui basta salire minimamente in quota e vedere due fiocchi per diventare istantaneamente il ritratto della felicità. Amo viaggiare con persone che hanno una vita pulsante di passioni!
Con i piedi bagnati e con un macchina un odore di scarponi da sci dopo una giornata sulle piste partiamo alla volta di altro bianco, quello immacolato di white sands.
Strada senza traffico, e pance brontolanti, la scelta del pranzo oggi cade sul frittissimo KFC, in cui, ovviamente non ci risparmiamo.
Quando si cominciano a vedere le prime colline bianche vado in fibrillazione e comincio con gridolini e “uhuhuh! Guarda là” anche se si vedono solo puntine bianche che sbucano dalle colline. White sands. Non ci credo, è un sogno. Oltretutto il gift shop oggi è aperto (l’altra volta eravamo arrivati dopo le 5) e possiamo comprare lui, il bob. Ho veramente tutto.
Colline bianchissime di sabbia fine. Mi ripeto e ribadisco, é EMOZIONANTE stare seduta a contemplare il paesaggio surreale, quando ti appoggi e prendi tra le mani quella sabbia gelata ti rendi conto che non sei in un sogno, che questo posto esiste davvero e non è solo un disegno, una semplice riga che divide il blu intenso del cielo dal bianco candido della terra. Incantevole.
Ok, fine del romanticismo. Passiamo a Bob. Disco blu comprato (usato) per 10 dollari al gift shop (se lo rendi ti danno 3 dollari… Alberto è riuscito ovviamente a rivenderlo “in nero” per 5 dollari), sciolina sul fondo da bravi montanari e poi via. A scaraventarsi sulla neve come dei dodicenni. Il risultato è facilmente intuibile: 5 maschi e una stupida a rotolarsi nella sabbia, cercando di andare più veloce possibile seduti e imitando Silver Surfer in piedi… Ovviamente non si contano le cadute. Ad un certo punto Thomas ha cominciato a fare le cadute finte (facendosi del male vero) e non è che gli altri vedendo che si è quasi disassato un’anca hanno detto “magari non è il caso di rischiare di lussarci una spalla a metà viaggio”, no, hanno provato quasi tutti! Andrea è riuscito a riempirsi anche le mutande di sabbia (oltre ogni tasca). Divertente da impazzire.
Direi che vedere tramontare l’ultimo sole dell’anno più incredibile mai vissuto a white sands è stata un’emozione notevole.
Unica nota leggermente stonata? Il freddo gelido e il vento. Diciamo che la sabbia fresca sotto il sole cocente di luglio, mentre immergo le mani in nei microscopici granelli ghiacciati, è solo un bel ricordo. Diciamo che per rotolarsi per le candide colline è meglio il clima di luglio.
Torniamo in hotel e neanche un caldissimo bagno riesce a farmi smettere di tremare. Chiamo casa quando là sono le tre di notte e noi, invece, dobbiamo ancora andare a fare l’aperitivo.
Niente cenone, nachos, hamburger e qualche birra da chili’s ed è chiaro che non gliene frega molto a nessuno di festeggiare la mezzanotte. Ci penseremo quando arriveremo a Las Vegas, festeggeremo il capodanno cinese o qualsiasi altro capodanno. E poi è il compleanno di Alberto… Ho già paura.
1 Comment
Siete proprio un’accozzaglia di svitati!
2 Gennaio 2013 at 17:51PS:
Raccomandazione di mamma Lella ad Andrea: ti ricordi che hai una famiglia??????