Credo che Emirates lo faccia per il nostro bene: va di moda la crioterapia, e loro te la offrono gratis sui loro aerei. Però si viaggia così bene che preferisci armarti di maglione, sciarpa e cuffia che usi solo per andare a sciare e goderti un servizio ottimo ad un prezzo ragionevole (se prenotato per tempo!). Quindi, siamo arrivati a Colombo dopo un lungo viaggio che passava per gli Emirati Arabi, senza troppo renderci conto del caldo che avrebbe fatto.
Fa caldo, molto.
Prima di tutto per entrare in Sri Lanka bisogna fare un visto online che assomiglia all’Esta americano, si compila dopo il pagamento di 35$ ti arriva praticamente instaneamente la conferma.
Ovviamente va fatto da casa, magari non la sera prima di partire come abbiamo fatto noi
Siamo atterrati a Colombo dopo due tranquilli voli, compilato il foglietto per l’ingresso (nessuno ci ha chiesto il visto), ritirato i bagagli.
La prima cosa curiosa sono i negozi di Duty free appena sbarcati: se da noi trovate tobleroni e sigarette, qui i principali oggetti in vendita sono lavatrici e ferri da stiro. Ma chi cavolo si compra una lavastoviglie appena atterrato?
Il cambio è decente, prendiamo anche una scheda telefonica: con 1000 rp (circa 7 €) abbiamo 6 giga di dati, il miglior offerente però è l’operatore nazionale, che per poco più ti offre il doppio.
Abbiamo cercato di capire i prezzi dei taxi per andare alla stazione degli autobus. per prendere poi il bus che ci avrebbe portato a Galle.
Per un attimo abbiamo valutato l’opzione di farci portare direttamente in taxi ma il costo ci ha fatto passare un pochino la voglia: circa 80 € con un’auto dotata di condizionatore. Praticamente come 3 giorni di albergo.
La parte curiosa è che sono andata a chiedere informazioni al banchetto in cui avremmo dovuto prenotarlo, ma la ragazza mi ha proprio detto “naaaa, prendi il bus, ce n’è uno, costa poco”.
Mi ha fatto ridere l’idea che quella che doveva vendermi il servizio era allegramente seduta che mandava la gente sul bus.
Nonostante le 18 ore di trasferimento dall’Italia, abbiamo fatto gli avventurieri. Vai di bus.
Costo circa 1 € in due. Il bus ci ha portato alla fermata degli autobus in centro a Colombo, da cui si può prendere un tuk tuk che ti porta ad un’altra fermata dei bus da cui si prende il Galle express, come ci ha consigliato il nostro nuovo amico cingalese Anton.
Le indicazioni sono queste: il bus EX001 è il migliore tra Colombo to Galle, parte dalla Colombo Maharagama Bus Station e arriva alla Galle Central Bus Station, e viaggia rapidamente sulla Southern Expressway. I bus partono dalle 5 del mattino ogni 20 minuti, e l’ultimo bus parte da Galle per Colombo alle 20:40.
Ma a noi mancava l’avventura, e quel “Visto che non è ancora l’orario di punta potete andare anche in treno”… l’abbiamo preso come l’occasione più succulenta e divertente della giornata. Vuoi non metterti su un treno con due zaini a testa e vedere il mare dai finestrini di un comodo treno?
Siamo arrivati in stazione alle 16:15, il treno seguente per Galle era alle 16:45. Quindi, ora di punta.
Siamo saliti, schiacciati dalla folla al punto che in un momento si sono ritrovata a non riuscire nemmeno ad appoggiare i piedi, sollevata da forze dai quattro lati. Per gli amanti di Games Of Thrones: sì, mi sono sentita come Jon Snow nella scena della battaglia.
Il costo era di circa 1 € a testa, quindi abbiamo risparmiato complessivamente 78 €. Col senno di poi lo rifarei per i soldi, ma stare 2 ore pressata come una sardina nel passaggio tra due treni con 40 gradi e un’umidità alle stelle… Mmm… No, non è stata un’idea brillante.
L’unico desiderio è quello di farti una doccia: una lunga, purificante, disincrostante doccia.
Arriviamo in hotel alle 19. Il tizio ci guarda “ah, no, ho già dato via la camera”.
Non avevo neanche la forza di arrabbiarmi. Per fortuna ne ha trovata un’altra e non abbiamo dovuto spendere di più.
Dopo una lavata rapida siamo andati a cercare qualcosa da mangiare: nella lista dei papabili c’erano due ristoranti, l’Elita e lo Spoon’s. Il primo, davvero molto carino, se non fosse che i prezzi erano decisamente troppo alti (per lo Sri Lanka). Abbiamo optato per il secondo, un piccolissimo locale con un tavolino fuori e 4 dentro, senza pretese ma curato.
Il cibo era senza dubbio delizioso! Gianni ha ordinato dei Devilled prawns (praticamente dei gamberi in una salsa piccante leggermente agrodolce), accompagnati da un riso che ho spazzolato praticamente tutto io.
Io ho optato per un classico rice and curry con il pesce: a differenza di quanto pensassi ti arriva un piatto con tante ciotoline di verdure “curryzzate” da mangiare insieme.
Le porzioni abbondantissime.
Siamo tornati nella guest house. Sono praticamente collassata sul letto.
Itinerario di mezza giornata per le strade di Galle
Prima di tutto partiamo da una considerazione. Fa un caldo che ti azzoppa.
Davvero, temperatura rovente e un’umidità che ti scioglie, quindi già fare due passi diventa faticoso.
Poi, all’improvviso senti una goccia caderti sulla testa, e dopo aver costatato che non era un piccione ti accorgi che è caduta un’altra goccia. Tempo 4 secondi netti, sta venendo giù il diluvio universale, secchiate d’acqua.
E non uno di quei temporali estivi sotto cui balli romanticamente come se Ryan Gosling avesse scelto te come donna della vita: qui sono secchiate, e che nemmeno ti rinfrescano.
E fanno saltare la luce.
Partiamo con l’itinerario a piedi della Lonely Planet.
Prima di tutto, entriamo nella Dutch Reformed Church, una spartana chiesa che espone con orgoglio il certificato di Tripadvisor. Questa chiesa dalle tante tombe segnalate dal classico teschio che si trova disegnato sulla candeggina nei cartoni animati, ha un attivo prete che ti invita una decina si volte a fare una donazione. Dai falla, falla. Dai.
Siamo fuggiti all’ombra mentre un incantatore di serpenti cercava di convincermi a farmi una foto con un pitone come sciarpa, e gli spazzini pulivano le strade dalle foglie, che dopo tre minuti erano tornate esattamente al loro posto, portate da un venticello rovente.
Tappa allo storico hotel Amangalla dal fascino unico e dall’aria retrò, in cui puoi curiosare al piano terra praticamente indisturbato.
Cercando l’ombra siamo arrivati all’old Gate, la porta di ingresso al forte, poi, abbiamo puntato verso il faro.
Il mare qui è brutto, ma vedere i local fare il bagno e divertirsi come matti è un piacevole passatempo. Vicino al mare, sotto al faro, una grande pianta fa da ombrellone naturale.
Abbiamo preso un disgustoso e chimico ghiacciolo per pochi centesimi, ci siamo addormentati sul muretto all’ombra, perchè il caldo qui, è un’altra storia.
Una lunga passeggiata dal faro lungo tutte le mura, che dal faro corrono lungo tutto il profilo del forte ti danno una deliziosa panoramica della cittadella coloniale, e sarà per le mura o perchè è ben tenuta, ma mi ricorda un po’ Cartagena, la splendida città colombiana.
Scendiamo dalle mura e ci buttiamo nella zona musulmana, in cui svetta imponentela Meeran Mosque, bianchissima e splendente, sotto un cielo gonfio di umidità.
E infatti.
Luglio in Sri Lanka è una scelta felice per i costi e infelice per il clima: è stagione di monsoni, che tradotto significa che può davvero arrivare una bomba d’acqua da un momento all’altro.
Camminiamo allegramente per le stradine. Sento una goccia di pioggia sulla testa.
Giuro, non ho fatto in tempo a dire “sta per piovere” che già cadevano incredibili secchiate d’acqua.
Poi paff, 10 minuti e il sole era già pronto a splendere mentre cercavamo di capacitarci di cosa fosse successo.
Per pranzo abbiamo scelto il Mamas Galle Fort (da non confondere con il ricercato e costoso Mama’s Roof Cafè), un posticino senza pretese dal cibo buono e dall’acqua calda. Il fatto che salti continuamente la corrente e rimanga inattiva per ore, pare non essere una cosa troppo strana.
Asciugati dall’aria bollente, abbiamo preso un tuk tuk per Unawatuna, per dare un’occhiata e vedere com’erano il paesino e il mare, visto che il nostro nuovo amico incontrato sul bus.
La sua definizione è stata più o meno “meraviglioso, uno dei posti più belli dello Sri Lanka”, non potete proprio perdervelo.
Oddio.
Per una volta la Lonely Planet aveva ragione: fa abbastanza schifo ed è stato brutalizzato dal turismo: albergoni, bar sulla spiaggia e una Riccione in salsa cingalese.
Potete tranquillamente saltarla come tappa, anche se la spiaggia è davvero molto bella, oltre che gigante.
Tornati in città, siamo andati (con un tuk tuk) a prendere il bus per farci portare a Mirissa (circa 1,60 € in due) alla stazione centrale degli autobus. Siamo arrivati a Mirissa, ancora una volta, sotto una pioggia battente.
Ma è tornato il sole, ancora una volta, ancora prima che potessimo renderci conto di quello che stava succedendo.
Mirissa
Da Galle a Mirissia si può viaggiare comodamente (no, ok, comodamente è un po’ un’esagerazione) con i bus locali per delle cifre irrisorie: stai un po’ schiacciato, la possibilità di avere uno che ti sgranocchia nelle orecchie è praticamente del 100%, ma i costi sono talmente bassi che proprio non ce la fai psicologicamente a scegliere un’opzione alternativa.
Ti becchi le tue ore di scomodità con il sorriso, gioendo del fatto che hai speso 70 centesimi per una tratta di due ore (inveendo oltretutto contro trenitalia, a prescindere, visto che per 10 km ti fa pagare 4 €).
A Mirissa non c’è niente da fare, non c’è praticamente neanche il paese, tanto per capirci.
C’è il mare, ed è una pacchia. Noi abbiamo dormito al Lemazone Inn, un alberghetto semplice, molto pulito e carino, che per 15 $ a testa a notte ti offre anche un’abbondante la colazione. A un passo dalla spiaggia.
Lungo la spiaggia ci sono infinite possibiltà per cenare, sono tutte molto turistiche e il cibo è costosetto. Noi abbiamo fatto i turistazzi, abbiamo preso un piatto di pesce, ci hanno fregato. Punto.
CIoè, mega piatto di pesce per due che poi si è rivelato essere un mini piattino del cavolo con un granchio (buono eh, ma non è che mi mangio anche il guscio), due pesci e qualche gambero nascosto qua e là che aveva paura di essere mangiato.
Però i cocktail, nell’ora dell’happy hour, costano 1,80 € e quindi dopo il terzo mojito ti va bene tutto e ci bevi pure dietro un margarita al mango.
Lungo la spiaggia le sdraio con i morbidi materassini sono gratis e vale la regola di chi prima arriva meglio alloggia: sono davanti ai bar, ma non sono molesti e non ti chiedono se vuoi bere qualcosa. Ti godi la tua sdraio, il mare, e la bottiglietta d’acqua presa in hotel.
Per pranzo e per cena, visto che non morivamo dalla voglia di farci fregare una seconda volta, siamo andati a mangiare i Roti dal N.1 Dewimini Roti Shop, un posticino un po’ defilato, lontano dalla spiaggia, ma a cinque minuti dalla via principale. Un posticino delizioso, dove fanno roti (una specie di piadina tiratissima ripiena) e kottu (il roti a striscioline mischiato con le verdure e altri ingredienti): semplicemente perfetto. Buono, economico, fa frullati favolosi, il tutto condito da gentilezza e sorrisi.
A Mirissa non c’è nulla da fare. Ma forse è il suo bello.
ELLA
La tappa successiva è Ella, e per andarci la strada è lunga e se si vogliono prendere il mezzi pubblici bisogna cambiarne almeno tre, per un totale di circa 7/8 ore di viaggio.
Visto che abbiamo scelto di fare un viaggio un po’ comodo, abbiamo optato per un mezzo privato.
Abbiamo pagato 9500 rupie (circa 55 € in due), per il trasferimento con un’auto con condizionatore fino ad Ella (circa 4 h, 200 km), ci hanno proposto di farla in Tuk Tuk. Cioè, è stato uno strazio farla in macchina…
Eravamo già d’accordo con quelli dell’hotel per la stessa cifra in macchina, poi, la mattina, ci siamo ritrovati un foglietto “scritto dal driver della macchina” che diceva che non voleva più farlo ma ci consigliava di prendere un tuk tuk per la favolosa cifra di 8000 rupie.
Dopo che mi sono girate la palle, ho cominciato a ridere pensando al driver immaginario che scrive una lettera del genere.
Decliniamo la proposta del tuk tuk (“anche se è uno di quelli grandi eh!”) e andiamo a cercare un’auto.
Siamo saliti su questa moderna toyota Yaris e sul sedile ho dovuto spostare un pinguino morto per congelamento. Sì, anche i cingalesi hanno un grosso problema con l’aria condizionata.
Curioso che ad un certo punto mi scappasse davvero tanto la pipì: gli ho chiesto di fermarsi.
Sulla strada c’era un ristorantino (trad: un tavolino e 5 sedie), chiedo di usare il bagno, il signore imbarazzato di mi comunica che è un casotto in fondo al giardino.
Accetto, ho visto ogni tipo di bagno in Etiopia, non mi spaventerà certo un bagno che ha addirittura una porta! Entro: magia! Era tutto pulitissimo, con tanto di carta igienica. Ero quasi commossa.
Arriviamo ad Ella, nella nostra FAVOLOSA guest house, lontana dal centro e con il più bel panorama che si possa desiderare in questo angolo di Sri Lanka. Laura guest house è cara rispetto ai nostri standard soliti, ma è un posticino di quelli che ti restano nel cuore: si sta bene, il letto è morbido, la stanza grande e col parquet di legno scuro e se cenate qui, aspettatevi di mangiare davvero divinamente.
E per sederti lì, a guardare la vallata, i soldi sono spesi bene.
La località più famosa della Hill Country è bruttina: la stazione è affascinante, e i dintorni, quelli senza alberghi brutti e specchietti per turisti, sono una vera favola.
Ogni mattina, usciti dalla guest house, per arrivare in città, bisognava camminare sulle rotaie del treno, immersi nella foresta.
Era strano, emozionante. Mi sono sentita ogni volta immersa dei pezzi dei miei ricordi in infanzia, dove quelle rotaie volevano dire solo “Stand by Me”.
A Ella ti rilassi, se vuoi puoi fare mille massaggi, ti godi il relax.
Noi fondamentalmente abbiamo fatto un mini trekking sul Little (o mini, o small… lo trovate scritto in 45 modi diversi) Adam’s Peak, dalla cui cima si vede l’Ella Rock. E’ breve e piacevole, ma portatevi una bottiglia d’acqua, il caldo dello Sri Lanka a luglio, piegherebbe le gambe di un maratoneta.
Poi, abbiamo scelto di fare un corso di cucina.
Allora. Io di corsi ne ho fatti un po’, ma questo è stato senza ombra di dubbio il più scassato.
Al Rawana Holiday Resort per circa 20 € un signore che sembra capitato lì per caso, cucina.
Se vuoi ti dà un foglio. Se vuoi ti fa assaggiare. Ma comunque hai la grandiosa sensazione di essere tra le palle, lì in piedi.
Curioso scoprire che il white curry in realtà è glutammato e che il sweet’n sour si fa con il ketchup.
In realtà ho fatto anche un massaggio, ma faceva così schifo che evito di dirlo.
Lo Sri Lanka è un posto che ti rilassa, ti sorride, ti accoglie.
Il posto giusto per un viaggio di relax con un po’ di esotico.
E questo è solo il primo pezzo.
3 Comments
wooow che paesaggi mi sto immaginando seduto su una di quelle cime a sorseggiare i cocktail a 1.80…!! Ciao ciao 😛
4 Agosto 2016 at 20:57che posti splendidi. amici sono stati in sri lanka l’anno scorso e mi hanno fatto venire una gran voglia di andarci anch’io.
5 Agosto 2016 at 10:43tu comunque mi fai sempre riderissimo con le tue avventure 🙂
PS: una delle toilette più pulite e accoglienti dei miei viaggi l’ho trovata nel mezzo dell’Amazzonia 😀
mi hai fatta morire dal ridere con i tuoi racconti “senza peli sulla lingua”. Mi sono imbattuta nel tuo blog perchè cercavo qualche dritta veritiera sul viaggio in sri lanka che sto programmando XD Grazie!
11 Febbraio 2020 at 20:13