[Questo è un post molto personale, scritto di getto e con una certa foga. Non sapevo se pubblicarlo o meno, perché con i viaggi c’entra poco. C’entra però con la persona che sono, che adesso viaggia, mette in piedi progetti, ha un compagno straordinario, quando si pettina è pure carina. Quindi, siate lievi, è un post pesante.]
Ci sono notizie di cronaca che assimiliamo senza fare una piega, altre che ci toccano da vicino, come un terremoto o un amico che muore in un incidente stradale.
Poi ci sono quelle che ti rendi conto solo in un secondo momento di come siano state lame sottili che hanno aperto ferite antiche.
Tiziana Cantone che si è suicidata per bullismo, l’aver trovato questo sito, in cui un padre ha raccolto tutti i messaggi di insulti che erano arrivati sul cellulare della figlia sedicenne, morta suicida.
Lame sottili come un foglio di carta.
Nella vita, fino ai 18 anni, ho sempre avuto due certezze: una di essere strana, l’altra di essere grassa.
Sul peso ci puoi lavorare (sono stata in cura da un dietologo per due anni), sulla stranezza spesso non ci puoi fare niente: puoi metterti un vestito da pecora, ma tu sai che dentro il tuo cuore sei solo una zebra multicolor, anche se tutto quello che vorresti è essere una pecora. Magari anche una pecora invisibile.
Sono stata una ragazzina e una bambina bullizzata.
Da sempre.
Alle elementari ero brutta, piuttosto grassa, giocavo sempre con i maschi sia a calcio che alla lotta, e a quanto pare non c’era nessun altra parola che facesse rima con Annoni che non fosse “Cannoni”.
Oltretutto non riesco nemmeno a capire cosa facesse tanto ridere i miei compagni di classe.
Alle medie credo di aver passato il periodo peggiore della mia vita da teen.
La mia amica del cuore, la bella e bionda della classe, prima era la mia migliore amica (al punto che avevo anche il letto aperto a casa sua, perché praticamente dormivo sempre da lei), poi una mattina, ha deciso di mettermi tutti contro.
E non sono beghe da ragazzini, perchè anche visto da fuori tutto quello mi disgusta ancora.
In seconda media aveva deciso di appiopparmi il soprannome di “Demone”, continuando a insultarmi velatamente, scrivendo sul banco “bruciamo il demone”, sui diari, ovunque. Tutti ridevano e prendevano per il culo questa “entità da scacciare”, il demone, che poi ero io.
Nessuno mi stava vicino, sono stata una fottuta appestata per quasi due anni. Solo perché una si era stufata di essere mia amica e perché alla fine era divertente poter “governare” una classe. Non avevo più nessun amico nella mia classe e quelle ore, la mattina, erano sempre insostenibili.
Per fortuna ho cominciato a giocare a basket e le mie compagne di squadra (quelle amiche che mi porto ancora dietro oggi in ogni pezzo di vita), erano più sane, e condividevano con me lo sport, fatto in maniera così poco agonistica all’inizio che se ci penso, mi sale una tenerezza infinita.
Ero grassa, brutta, e sfigata.
La verità è che forse mi sarei presa per il culo anche io.
Alle superiori la situazione – fino alla quarta – è stata una caduta libera senza paracadute: mi sono innamorata del bello (e bravo giocatore di basket) dell’altra sezione: un anno in più, brillante e simpatico.
Con gli altri, non con me. Mi ricordo ancora una volta che durante l’ora di ginnastica (che per sfortuna facevamo insieme anche se eravamo di due sezioni e anni diversi) aveva addirittura chiamato un amico sulle gradinate, indicandomi per deridermi, perchè ero goffa. E grassa.
Lo ero.
Tutto questo mi ha reso così triste e grassa da toccare la bellezza di 86 kg. Obesa.
Poi sono dimagrita: ho sistemato quei capelli orrendi da paggetto medievale che mi ritrovavo, ho cominciato a mettere felpe che non fossero di sei taglie più grandi.
Ho trovato un ragazzo adorabile.
Ma quella ragazza grassa che tutti additavano, quella strana che si faceva un po’ i fatti suoi perché sognava altre cose rispetto alla massa, è ancora qui. Dentro.
Perchè se quando sei adulta essere stramba è carino perchè sei naif, quando sei piccola sei solo più sfigata, perchè sei la diversa, sei la fuori dal coro.
E io manco so cantare, quindi figuriamoci se so stare in un coro.
Perché come ha detto la mia amica Erica, “alcune ferite ci mettono più di quanto pensiamo ad andare via, ogni tanto ti rimane un’eco, come quando ti rompi una gamba e anche anni dopo quando viene a piovere ti fa un po’ male. Anche se su quelle gambe adesso ci giri il mondo.”
Penso a quelle persone: si sentirebbero un po’ stronzi a leggere queste parole?
Quel ragazzo di cui ero follemente innamorata che adesso è vistosamente sovrappeso, cosa pensa di me oggi e di lui ieri?
Io sono un’adulta felice adesso, una che tornerebbe volentieri indietro nel tempo per dare una pacca sulla spalla alla me tredicenne e dirle “tranquilla, andrà tutto bene. Ecco mangia un paio di merendine in meno ma andrà tutto bene.”
Questa non è una storiella del cazzo di crisalide e farfalla, di poesia di una ragazza che ha realizzato i suoi sogni anche se era una ragazzina un po’ goffa.
Chi mi conosce riconosce i segni di un’adolescenza in un’insicurezza che anche oggi mi debilita.
Fatico da morire a non essere accettata, vorrei piacere a tutti, vorrei che tutti mi volessero bene, ma anche per una mera questione statistica non è fattibile.
Cerco sempre di avere il passo leggero, di non offendere le persone, perché non so l’altro cosa si porta dietro. Ma a quanto pare non sono così leggiadra come vorrei.
Mi chiedo se avessi vissuto la mia adolescenza oggi, con un facebook e un whatsapp che fanno da grande e spietato grande fratello, dove le amiche filmano uno stupro piuttosto che chiamare aiuto.
A 12 anni non hai la struttura per affrontare un bullismo a macchia d’olio violentissima come quello di internet. Ma non ce l’hai neanche a 31.
Perché quella che prima poteva essere una storiella di paese, la lettera scarlatta limitata agli abituanti di un quartiere, adesso diventa di dominio pubblico, e anche se cambi regione, a volte stato, tutti ti possono conoscere, sapere chi sei, puntare il dito anche se non hanno idea del tuo background, ma solo di un fatto, singolo e isolato.
Un commento al mio post su facebook di Milena, stasera mi ha fatto riflettere più a fondo.
“Paola, anche io sono cresciuta col ceffone educativo e,vedendo come vanno le cose ora, rimpiango quei tempi.
Il discorso è lungo e complesso,subentrano migliaia di variabili non riassumibili qui, ma la sostanza è che la genitorialità è passata non in secondo, ma in terzo piano rispetto a tutto il resto. E per genitorialità intendo il dovere morale di educare i nostri figli. Io sicuramente sono molto severa, ma vedo troppi genitori succubi dei capricci e incapaci di dire no o dare regole. Aggiungici pure che le nostre vite ci tengono troppo lontani dai nostri figli. Da qui secondo me nasce tutto.”
Guardo mia sorella e mia cognata tirare su i miei nipoti, e spero saranno davvero ragazzi e uomini “zebre multicolor”, con il rispetto per il prossimo.
Mi chiedo cosa farei se trovassi sul cellulare di mio figlio messaggi del genere, sia in entrata che in uscita. Se un figlio viene bullizzato è grave, se bullizza, forse lo è ancora di più.
Qual è la giustificazione di un genitore che lo scopre e non fa nulla?
Penso ogni giorno di più, che davvero, ci vogliono un grande coraggio e una gran forza per mettere al mondo dei figli.
Ah, a onor di cronaca, questa ero io.
[il sito https://www.thiswaslouisesphone.com/ ha una petizione in fondo, firmatela.]
35 Comments
Anche io sono stata bullizzata. Il problema? Avevo le tette grandi già in prima media.
15 Settembre 2016 at 11:45La verità è che benché abbiamo sofferto, tutto poi dopo è andato in salita.
Grazie anche a quel periodo che adesso mi sento una persona migliore.
Col senno di poi sì, anche io penso proprio che mi abbia aiutato ad essere un po’ migliore, anche se avrei evitato volentieri…
15 Settembre 2016 at 12:09TI abbraccio forte <3
sei stata davvero coraggiosa a raccontarci tutto questo. se possibile ti stimo ancora di più.
15 Settembre 2016 at 12:17E io avrei proprio voglia di prendere un caffè con te <3
15 Settembre 2016 at 17:00Grazie, di cuore.
Sinceramente mi terrorizza la cattiveria adolescenziale amplificata dagli attuali social e più ancora l’inettitudine di certi genitori che finiscono, come hai detto, per divenire succubi dei propri figli. Essere genitori è, oggi più di ieri, complicato e…non da tutti. I traumi adolescenziali si ripercuotono in età matura. Mai giudicare, chi giudica non ha il mio rispetto. Coraggiosa a scrivere questo post che ho letto con estrema delicatezza e spesso, tanta determinazione deriva da altrettanto dolore. Il bullismo non può uccidere, non deve. Se accade, c’è del marcio non riconducibile soltanto a dei ragazzini ed è davvero preoccupante. Un bacio, eri e sei bellissima.
15 Settembre 2016 at 12:34Sai che guardando certi video (ragazzine che si picchiano a sangue e gli altri che ridono) mi si muove qualcosa dentro? E’ la paura. La paura della deriva, del fare tutto senza senso, con cattiveria, con una crudeltà di chi non si rende conto delle conseguenze. Il bullismo oggi uccide, troppo. Come in ogni cosa, bisognerebbe capire da dove parte l’incendio, perchè è come avere un estintore davanti ad un palazzo in fiamme…
15 Settembre 2016 at 17:03Grazie per le tue parole..ti abbraccio forte
Mi sono un po’ commossa nel leggerti Paola.
15 Settembre 2016 at 14:33Ci pensavo anch’io a sta cosa dei bulli (o del perserverare nel mettere certe cose in rete) e mi sono detta che, anche da quel punto di vista lì (oltre a mille altri), io sono sempre stata fortunata. Forse per le persone che ho incontrato o forse per come mi sono sempre posta nei confronti della vita. Sono sempre stata ciccia e lo resto anche oggi ma sono sempre stata popolare, l’amica di tutti, quella di cui fidarsi.
Forse è stato questo quello che non mi ha mai resa “attaccabile” da parte degli altri.
Oggi penso a tante bimbe che sono come me e il cielo solo sa quanto della mia vita vorrei raccontare loro. Proprio per non far vincere i bulli che, detta qua, hanno provato ad attarmi ogni tanto ma io rispondevo a tono e li sotterravo in due secondi semplicemente voltando lo specchio e facendo vedere loro la propria ignobile immagine. Grazie per il tuo racconto Paola!
Sei stata fortunata e sono davvero felice. Anche io ho sempre cercato di essere amica di tutti, ma a quanto pare, non abbastanza 🙂
15 Settembre 2016 at 17:09Sarebbe davvero bello fare qualcosa, trovare il modo per insegnare la forza di combattere.
ti abbraccio forte
Mi è piaciuto moltissomo la frase “per genitorialità intendo il dovere morale di educare i nostri figli” ed aggiungerei, educare con l’esempio quotidiano e non solo con le parole.
15 Settembre 2016 at 16:15L’esempio, più che le parole, sono sempre la parte più difficile… E’ sempre il classico “tra il dire e il fare…” no? 🙂
15 Settembre 2016 at 17:10Mi hai dato l’input per scrivere anche io un articolo riguardo al bullismo, bisogna parlarne e raccontare ciò che è successo a chi è andato avanti come noi.
15 Settembre 2016 at 17:10Ritornando con la mente a tanti anni fa, devo dire che l’esclusione da parte di un’intera classe grazie ad una bimba (ripeto bimba) che si sentiva forse inferiore, le prese in giro che ho ricevuto alle medie, l’essere continuamente additata alle superiori, non posso che definirli con un unico termine: bullismo. Tutto questo mi ha dato la forza (che forse già avevo, come te del resto) di andare avanti, sperando di trovare un luogo dove le persone potessero accettarmi per ciò che ero. È solo dall’università in poi che ho trovato un po’ di respiro e più vado avanti e più faccio mio il motto “chi mi ama mi segua”, perché a quasi 33 anni sono stanca di giustificare le mie azioni e soprattutto ciò che sono. Se hai voglia di scoprirlo, io sono qui altrimenti sarai una tra le tante persone che ho conosciuto. Per fortuna alcuni di quelli conosciuti sui banchi di scuola sanno chi sono e ancora oggi li frequento. Nel marcio c’è sempre qualcosa di buono.
Grazie per questo articolo e per averlo condiviso con tutti noi.
Sono fortunata perché non ho mai vissuto situazioni del genere, ma ricordo quanto si è fragili, soprattutto, a quell’età e come sia facile lasciarsi andare giù.
15 Settembre 2016 at 17:15E’ sempre bello leggerti, ancor di più quando mi aiuti a fermarmi e riflettere.
Alla fine non sapevo se pubblicarlo o meno, ma se anche uno si ferma un secondo e ci pensa… Beh, io sono già felice. Mi hai fatto venire in mente un video che ho visto tempo fa. Una telecamera nascosta filmava un ragazzo che strattonava in pubblico una ragazza, per vedere le reazioni delle persone. Pochi cercavano di fermarlo. Se prima di vedere quel video forse non avrei reagito adesso sono sicura che lo farei, anche se non ho mai avuto esperienza diretta. A volte una semplice riflessione può cambiare il tuo modo di vedere le cose.. No? 🙂 ti abbraccio forte
17 Settembre 2016 at 11:54“Qual è la giustificazione di un genitore che lo scopre e non fa nulla?” la giustificazione non c’è, la ragione è che non si vuole ammettere di aver sbagliato. Gli sbagli dei figli sono quelli dei genitori, per questo si preferisce non vedere. E poi diciamocela tutta: fare i genitori, fare continuamente il cane da guardia, gli occhi continuamente aperti è faticoso!!! Molto faticoso! È più semplice lasciarli fare, far finta di non vedere. È emotivamente e fisicamente più semplice. Dopo tutto, queste energie servono per andare a fare gli aperitivi con le amiche/i oppure per andare a rifarsi il seno con i soldi con cui avevi promesso di portarli a Disneyworld.
Sono la mamma di una quasi quindicenne.
Non sono perfetta io!
Faccio i miei errori, ma non mi sogno nemmeno da lontano di non vederli.
Non vedere adesso significa fare pasticci poi.
E io questo non lo voglio.
Quando nel precedente anno scolastico ha preso due 3 in matematica uno in fila all’altro la prima motivazione che mi è venuta in mente non è sicuramente stata che la colpa era della prof. semplicemente non aveva studiato.
Ma non siamo in tanti a pensarla così.
E quando l’hoo trovata in giro con la sua amica quando io invece l’avevo scaricata in palestra per l’allenamento a chi avrei dovuto dare la colpa dei suoi colpi di testa?
La genitorialità non è passata in terzo piano, l’abbiamo proprio persa completamente, a favore di un insano ed egocentrico egoismo.
I social coronano solo una situazione già molto instabile. (E anche qui ci sarebbe da dire sul binomio genitori/social).
Alla fine della quinta elementare portavo una terza di reggiseno. Comprendo.
15 Settembre 2016 at 18:09Sai che speravo tantissimo che arrivasse un tuo commento? Il tuo punto di vista di madre con figlia in “età giusta” a carico mi interessa. E le tue parole di un realismo e di una presa di coscienza estremi mi fanno ancora più riflettere su quella che è una mia impressione, ma di cui non ho esperienza diretta. Grazie, come sempre, di essere così speciale.
17 Settembre 2016 at 11:58È una grande fortuna essere una zebra multicolor… purtroppo non tutti hanno il tempo per capirlo, perché la cattiveria li schiaccia prima. Persone di una sensibilità unica che si convincono di valere meno di nulla, che darebbero la propria vita per essere pecora e, così facendo, potersi nascondere in mezzo al gregge. Saltellare ogni tanto. Ho davvero apprezzato questo tuo pezzo, è il tuo coraggio che viene fuori, dopo tanti anni. Hai vinto!
15 Settembre 2016 at 20:48È questa la parte che mi addolora di più, sapere che queste ragazza, non ha avuto la forza di scoprirlo. Le zebre multicolor sono difficili da incasellare, ma poi trovano il loro prato. Non vedo l’ora di riabbracciarti
17 Settembre 2016 at 12:04Ciao.
15 Settembre 2016 at 20:51Ho avuto quasi i brividi a leggere il tuo racconto: sembra proprio la mia storia…a parte il fatto che invece di basket ho fatto pallavolo.
Condivido le tue riflessioni e se mi metto a pensare al futuro che possono avere i miei figli ho una paura terribile.
Cerco di calmare le mie paure cercando di vivere giorno per giorno e cercando di seguire i miei figli al meglio che mi riesce.
Poi sarà solo il domani a dirmi se sto facendo bene o male…ma è dura essere tranquilli quando si pensa a tutto quello che ci circonda.
Ti ringrazio per aver raccontato la tua/mia storia…spero che serva a far riflettere più persone possibile.
Nunzia
Ciao Nunzia, sai che questa è davvero la storia di molti? Storie di anormale normalità. Forse l’aveva già vissuta ti renderà più attenta e sicuramente potrai essere forte per i tuoi figli:) che ne dici? Un abbraccio forte
17 Settembre 2016 at 12:07Mi hai dato l’input per scrivere anche io un articolo riguardo al bullismo, bisogna parlarne e raccontare ciò che è successo a chi è andato avanti come noi.
15 Settembre 2016 at 22:22Ritornando con la mente a tanti anni fa, devo dire che l’esclusione da parte di un’intera classe grazie ad una bimba (ripeto bimba) che si sentiva forse inferiore, le prese in giro che ho ricevuto alle medie, l’essere continuamente additata alle superiori, non posso che definirli con un unico termine: bullismo. Tutto questo mi ha dato la forza (che forse già avevo, come te del resto) di andare avanti, sperando di trovare un luogo dove le persone potessero accettarmi per ciò che ero. È solo dall’università in poi che ho trovato un po’ di respiro e più vado avanti e più faccio mio il motto “chi mi ama mi segua”, perché a quasi 33 anni sono stanca di giustificare le mie azioni e soprattutto ciò che sono. Se hai voglia di scoprirlo, io sono qui altrimenti sarai una tra le tante persone che ho conosciuto. Per fortuna alcuni di quelli conosciuti sui banchi di scuola sanno chi sono e ancora oggi li frequento. Nel marcio c’è sempre qualcosa di buono.
Grazie per questo articolo e per averlo condiviso con tutti noi.
Sai, sulla gamba ho un tatuaggio. È una frase de “le città invisibili” di Calvino. La frase è “Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”… Sono estremamente convinta che prendiamo forma dalle sofferenza a cui dobbiamo fare fronte, e spesso sono quelle a formare il nostro carattere. Quella che sei oggi, con le persone vere che hai intorno, è il risultato di tutto questo, nel bene e nel male. Spero avremo prestissimo l’occasione di parlarne, di riderci sopra e di scoprirci un po’. 🙂 ti abbraccio forte
17 Settembre 2016 at 12:14Ho ragionato molto sul tuo articolo…
Io da ragazzina ero -se dobbiamo trovare un’analogia con la tua situazione- la tua amica bionda: carina, simpatica, brava a scuola e nello sport.
Eppure ho vissuto le tue stesse sensazioni…e in parte le vivo ancora, perchè certe cicatrici le puoi solo coprire ma difficilmente le rimuovi.
Sui muri della scuola ero la “puttana” (ai tempi in cui neanche sapevo cosa fosse il sesso), il mio numero di telefono compariva scritto nei muri dei bagni (numero di casa, ovviamente, perchè il cellulare non c’era) e mi pigliavano per il culo perchè ero magra.
Quindi quel dolore adolescenziale era lo stesso identico tuo, e difficilmente mi vedrai indossare gonne ancora oggi, alla soglia dei 40.
La verità, forse, è che il bullismo è sempre esistito, perchè l’essere umano ha frustrazioni profonde e, chi ne ha troppe o ha una spiccata predisposizione alla cattiveria, le sfoga sugli altri. Chi è forte si rialza, chi è debole soccombe.
Il problema oggi è che il bullismo e la cattiveria hanno dei megafoni immensi e, parafrasando il buon Eco, i social non hanno fatto altro che scoperchiare le fogne sulla merda che ci circonda. Diciamo però che ci danno anche un enorme vantaggio: la merda possiamo vederla in faccia, riconoscerla e tentare di evitarla, mentre in passato era più nascosta e ti feriva senza fare rumore.
Ci vuole solo tanta forza e anche coraggio (motivo in più per cui non dobbiamo lasciare soli i nostri figli in questa sfida).
In ogni caso, W le zebre multicolor, e W anche gli stronzetti che ci hanno fatto diventare quello che siamo! <3
16 Settembre 2016 at 9:28Il tuo commento ha una nota in più che trovo davvero interessante: il fatto che i social siano veramente uno schifo per quel che riguarda il bullismo è vero, ma anche che ti da una possibilità che prima non avevi. Puoi farti un’idea su una persona, conoscerla prima di conoscerla ed eventualmente, evitarla. O riderci su, su questa gente frustrata che sui social dà davvero il meglio di sé . Grazie davvero per il confronto di questi giorni. Ti abbraccio forte
17 Settembre 2016 at 12:26Cara Paoletta .
16 Settembre 2016 at 14:59Mi fa piacere vederti felice .
Mi fa strano dirlo ma ti ho visto crescere ,ti ho visto bimba poi ragazzina e poi donna ( ma quanto sono vecchio ) ho sempre visto in te tante belle cose i tuoi occhi e il tuo sorriso dicono tanto .
Hai fatto parte anche dei miei momenti di vita difficili quelli che ti fanno cambiare che ti dicono è ora di muoversi .
Come vedi ne ho fatta tanta di strada pure io e vedo che anche tu insieme a Gianni ne stai facendo parecchia .
Nel bene e nel male ci siamo scambiati consigli che ci hanno dato la spinta giusta .
Avanti così un abbraccio
Paolo
London
Forse tu sei uno dei pochi che davvero mi ha vista in ogni fase nella vita: piccola, adolescente, fulminata ventenne, adulta. SIamo cambiati entrambi un sacco, con un obbiettivo comune: essere felici, più felici e ancora più felici. CHissà se le nostre strade si reincroceranno 😉
30 Settembre 2016 at 16:51Ti abbraccio fortissimo
La sensibilità è una grande dote, anche se a volte procura dolore.
16 Settembre 2016 at 18:41Ho letto il tuo post con tanto affetto e stima per una persona speciale che ora ammiro ancora di più!
Da oggi il mio animale preferito è la zebra multicolor!
Ma Eri una bellissima bambina. Ciao grande donna!
17 Settembre 2016 at 11:39Bellissimo articolo, come non si può leggere queste righe e trovare qualcosa di ognuno di noi. Condividere un tuo disagio giovanile è stato coraggioso e sincero, troppo spesso sono cose assenti nelle persone. Un saluto
17 Settembre 2016 at 12:27ricordo ancora a scuola, soprattutto le medie (periodo tremendo) i ragazzini che mi prendevano in giro per il seno molto grande, per il mio accento diverso (mi ero appena trasferita da una cittadina del centro italia al nord), per il sudore (mi lavavo ovviamente ma certi odori adolescenziali purtroppo si faceva fatica a combatterli…non potrò mai dimenticare la maestra di quinta elementare che durante l’esame di quinta mi invitò ad andare in bagno a lavarmi le ascelle), per il fatto che abitavo in una casa vecchia, non ultra moderna come gli altri bambini (all’epoca ci eravamo appena trasferiti, mio padre aveva un buon lavoro ma comprare una seconda casa era comunque stato un enorme sacrificio), insomma umiliazioni di vario genere e tipo, ma nulla in confronto a quello che leggo ora di cosa possono fare i bulli. Devo dire che dalla mia ho avuto la fortuna di avere un carattere molto forte sin da piccola, carattere forte e menefreghista, che mi ha “salvata” da tante situazioni…sono andata avanti per la mia strada, e appena è finito il liceo ho tagliato i ponti con tutti rifacendomi una vita nel vero senso della parola. Ho viaggiato moltissimo, ho preso due lauree, ho lavorato per aziende importanti, mi sono sposata con un uomo meraviglioso e abbiamo un bambino dolcissimo. E grazie a facebook vedo come stanno i vari bulletti/e dell’epoca, e oltre a constatare che poverini stanno messi ancora come 20 anni fa a livello di testa, non hanno raggiunto nessun obiettivo nella vita…e un po’ ci godo!
23 Settembre 2016 at 7:40Gran bella confessione. E hai fatto bene a metterla in un blog di viaggi, parola di travel blogger! Anche io sono stata bullizzata. Mi chiamavano in tanti modi diversi, primo tra tutti “addormentata”. A sentirlo oggi, questo termine, mi viene da ridere, ma quello che dici tu è giustissimo: a 12 anni non hai ancora la fibra e la struttura per capire come difenderti. Che poi, non diciamo balle: sapersi difendere è fondamentale ma il non saperlo fare non deve diventare una scusante per tutti coloro che menano le mani o la lingua.
Il bullissimo segna e non è vero che oggi ce n’è più di ieri. Ieri persino i professori si mostravano scocciati davanti alle rimostranze dei genitori che venivano a scuola per arginare il problema: i miei genitori si sono sentiti dire che me la prendevo troppo, che gli altri erano pur sempre dei ragazzi (io no?) ecc ecc.
Sbagli solo su una cosa, a mio modesto parere: in modo sottile, comprendi chi ti prendeva in giro perché grassa (dici che lo avresti fatto tu stessa). Avevi tutto il “diritto” di esserlo. Così come una persona disabile o, semplicemente, più sensibile, ha il diritto di essere differente.
Da adulti è carino essere diversi. Da bambini è un inferno.
26 Settembre 2016 at 11:01Inutile dirti che non eri poi così grassa, se giocavi a basket eri già alta, immagino, e i chili in più “potevano starci”
18 Settembre 2017 at 19:20È lo specchio della disistima innescata e alimentata dal bullismo che ingrandisce ogni difetto ai propri occhi e si entra nel circolo vizioso del “sono brutta, grassa, nana ecc., cosa mi curo a fare? E si mangia di più, ci si trascura di più, ci si lascia andare sempre più
E non credo che sia più una cosa da ragazzini, ci si può finire intrappolati anche da adulti
Purtroppo è vero, con i social e lo stile di vita attuale purtroppo ci si finisce dentro anche da adulti e non hai più la giustificazione di essere ancora in un’età di mezzo che “passa”. Ci vogliono motivazioni e tanto amor proprio per passare oltre,essere forti. Spero non sia il tuo caso, e se fosse, ti mando un forte abbraccio e la mia mail. paolannoni@mail.com
25 Settembre 2017 at 14:00Anch’io ho subito il bullismo alle superiori come parrucchiera e gli sfottori erano molto frequenti. Per me stessa non avevo nessun problema nè caratteriale nè fisico (sono una persona equilibrata, buona che si fa i fatti suoi, seria e odio litigare con qualcuno) ma, per le mie compagne di classe invece era il contrario cioè, mi mettevano difetti di come portavo i capelli (li porto lisci medi con fila a fianco) mi volevano cambiare il mio modo di vestirmi e anche come mi truccavo ma, le ignoravo continuavo a vestirmi, farmi i capelli e truccarmi come volevo io in fondo, devo piacere a me stessa no agli altri… La cosa più grave è che mi accusavano di essere la persona che non sono ma, non ne stavo con le mani nelle mani mi difendevo sempre… ogni volta che mi difendevo più lo facevano poi, quando lo dicevo alla direttrice o ai prof le miei compagne di classe si difendevano dicendo “non è vero, ha incominciato prima lei” e l’avevano vinta loro perchè, sia la direttrice che i prof facevano “la bilancia” e avevo l’impressione che non prendevano le mie parti poi, facevo intervenire la mamma e la situazione cambiava per un pò ma poi ricominciavano dopo alcuni giorni, addirittura sono andata a denuciarli ma niente sempre punto e a capo, ho sopportato questo incubo per tre anni… ho sopportato tutto questo perchè diventare parrucchiera è il mio più grande desiderio. Ora sono felice e non mi manca nulla, per quanto riguarda le amicizie preferisco tenerle a distanza come si dice sempre “meglio soli che mali accompagnati”.
1 Dicembre 2017 at 17:27Ciao Paola, mi ritrovo molto nelle tue parole. Sono passati anni ma ricordo ancora quel che ho passato. Non amo presentarmi come vittima ma vorrei giusto raccontare qualcosa. Ho vissuto una realtà molto piccola e tutt’ ora la vivo ancora, quella del mio paese con la mentalità chiusa ed il gusto di bullizzare e stalkerare chi vive a santa pace con sé stesso. Sono stata bullizzata psicologicamente e verbalmente dalle elementari fino alle superiori, facendomi credere di essere brutta, ascoiale e problematica. Non dirò i soprannomi con cui mi indicavano perché non voglio essere riconosciuta ma ho vissuto un inferno e tutt’ora ho paura di essere spiata o controllata. Dopo il liceo e le vicende accadute come quelle di Tiziana Cantone (senza mai sapere se qualcuno avesse mandato mie foto private o le avesse fatte girare), ho vissuto una realtà più aperta,in una città, in cui mi sentivo apprezzata, ero me stessa ed ho anche imparato la parola “femminismo”. Al peino anno di unoverisità, un chiaro gesto da parte dei miei ex compagni di classe mi fece capire che ero ancora controllata nonostante li tenessi bloccati. Decisi di creare un nuovo profilo e di non mettere più il mio nome reale bensì uno fittizio che potesse rappresentarmi (decisi di nascondermi). Credevo di non avere più problemi ma cessarono quelli con il paese e ne iniziarono altri con una persona che cominciò a stalkerarmi, mandando offese, minacce e diffamazione. Quel periodo l’ho vissuto male forse peggio del liceo. La realtà dei fatti è questa: i social vengono utilizzati male! La maggior parte delle volte contro una persona, diffamandola pubblicamente e divertendosi a perseguitarla con profili fake. Forse il mio problema è stato il social e l’ingenuità di avere un posto dove potessi sentirmi libera di essere me stessa. I social ti fanno essere quel che vorresti essere ma non sei tu se non il tuo lato narcisista ed esibizionista.
23 Marzo 2019 at 18:53Ho voluto dare una terza chance a questo social, ho fatto un altro account, con il mio nome reale credendo che non avrei avuto più problemi. Provo molta rabbia perché quel che mi hanno fatto, fa male, fa male raccontare di preciso lo schifo che hanno fatto ed una scuola che ha voluto palesemente ignorare quel che stava accadendo se non accusarmi di essere asociale.)
Dopo tutto questo gran casino, c’è ancora il timore di essere una seconda volta bullizzata dall’intero paese, da ragazzi della mia età a ragazzi che non hanno nulla da fare, dei falliti e fallite.
Non ho mai capito il motivo per il quale questa gentaglia mi odiasse così tanto ma una cosa è certa sono sempre stata diversa e forse hanno paura che io possa farcela.
Ciao Paola,
grazie per aver condiviso la tua storia.
Scriverla, rivederla e anche riviverla non sarà stato facile.
Ma è di grande aiuto per noi mamme di bambine che stanno vivendo lo stesso dolore.
Questo mondo digitale che poco comprendo complica le cose…perché è disarmante non avere davanti la persona che ti sta offendendo. Non puoi reagire…non te lo dice guardandoti negli occhi…e poi non è uno ma sono tanti…. tutti vigliacchi!
Mi farò aiutare per poter essere di aiuto a mia figlia!
Ti mando due abbracci..uno speciale per la bambina che eri, con quella sensibilità rara e dolce che ancora ti porti dentro. Non abbandonarla mai. Uno forte..per la donna matura ed estremamente bella che sei oggi!
Manuela
21 Novembre 2019 at 17:37