Una lunga giornata lungo Big Sur e la storica Highway 1. Uno degli on the road dei più classici.
Adoro che in viaggio la sveglia sia sempre puntata sull’alba: hai un’intera giornata davanti e c’è pochissima gente in giro che ti zompa davanti mentre fai le foto. Per quello ci siamo già noi.
Partiamo con un giretto veloce nella carinissima San Luis Obispo, cittadina universitaria piena di localini e negozi da hipster, appiccicando gomme nella Bubblegum Alley e guardando le vetrine chiuse di cappelli dalla visiera dritta. ALle 7.30 del mattino è ancora una città dormiente, e l’aria è fresca e pungente. Sembra una di quelle giornate estive, quando la sera prima ha piovuto e l’aria è umida e fresca. Partiamo subito per l’intensa scaletta quotidiana.
Tappa alla carina Morro Bay, dove vedere la strana Morro Rock, una formazione vulcanica a forma di cioccolatino ripieno (o di brufolo, a seconda dei punti di vista).
Bello, anche se la parte più interessante è stata quella in cui abbiamo fissato prima un pontile pieno di fochine casiniste e un poliziotto che arrestava un pazzo che urlando tirava i pugni all’aria.
Mentre salivamo in macchina ci ha (poco) amablimente detto di levarci dalle palle… Forse perchè eravamo tutti lì a fissare e ci mancavano i pop corn?
Rapida tappa per dare un’occhiata alla Nitt Witt Ridge, una casa appartenuta a tale Art Beal, che l’ha costruita con quello che gli appassionati di bricolage chiamerebbero “materiale di recupero”, che la gente chiama spazzatura. [per mancanza di tempo non siamo riusciti ad entrare, ma se siete interessati potete trovare tutte le info necessarie qui –> Nitt Witt Ridge
Ci sono le visite guidate ogni mezz’ora, ma noi non abbiamo tempo: la giornata è intensa.
L’avventura comincia qui, dove Big Sur prende vita.
Prima di tutto, cos’è Big Sur?
Una zona costiera, un paesaggio grandioso dopo l’altro, la traversata di un pezzo di California impegnata di storia, e letteratura. E pure puzza di leoni marini.
Poco lontano da Herst Castle si trova il bel segnalato Elephant Seal Vista point [se cliccate sul sito potete vedere anche la live cam!], nella zona di Piedras Blancas, una zona in cui questi cicciottosi mammiferi si ritrovano per amoreggiare e copulare (e fare la muta) prima di tornare a vivere nelle ghiacciate acque dell’Alaska. Una cosa super carina é che ci sono diversi volontari che rispondo ad ogni domanda.
Nel punto in cui è più visibile la spiaggia c’è anche una zona in cui è possibile collegarsi alla wifi e con un codice qr connettersi ed avere tante informazioni in più. Ma le persone sono sempre meglio.
George, il simpatico vecchietto che ho stalkerato mi ha spiegato quali sono i maschi (quelli con due bottoncini, quello più in basso è un pisello), quali le femmine (quelle con una vistoso passerotta), che in quelle strane pinnette davanti ci sono le stesse ossa che abbiamo noi nelle mani e che con quelle possono grattarsi ovunque (strano visto quanto sono ciccioni e goffi).
Non ho voluto chiedere troppe cose ma ancora mi chiedo perché fanno tutti quegli strani rutti.
Oltretutto la puzza è nauseabonda.
Sì perché quelle meravigliose, comiche, rotolose creature, puzzano di carcassa di pesce morto. Ma sorridono, e ti dimentichi un po’ tutto.
La cosa curiosa è che lungo il tragitto il clima continua a cambiare: la nebbia che avvolge la strada, a volte diventa fittissima, per poi finire all’improvviso e rarefarsi fino a prestentarti uno splendido sole caldo con cui il mare assume intense tonalità di verde e azzurro.
Arriviamo al Julia Pfeiffer Burns State Park, per fare il breve ( 1 km totale) percorso chiamato Waterfall Overlook Trail, che ovviamente porta al punto panoramico che affaccia su una cascata.
La cascata si getta direttamente sulla spiaggia, e le acque cristalline si amalgamano con quelle del mare. Ok, così se ve la racconto romantica.
In realtà sembra un tubo che esce dalla roccia e scarica lì. Il panorama è carino, niente di imperdibile e il parco si paga perché è uno State Park.
La strada si snoda tra montagne e mare ed ha effettivamente un fascino unico, e lungo la Pacific Coast Highway (conosciuta anche come H 101) vedrete in lontananza il celebre Bixby Creek Bridge, conosciuto più semplicemente come Bixby Bridge, ponte realizzato nel 1932, alto oltre 85 metri e che regala panorami meravigliosi. SE non c’è la nebbia. Quindi vi dico “è molto bello” guardando le foto su internet, molto affascinante come l’abbiamo visto noi, completamente avvolto da una fitta nebbia.
Ci rimettiamo in macchina, il paesaggio scorre praticamente dipinto tra montagne arrotondate e scogliere che franano a picco su un mare blu e azzurro.
Lungo tutta la strada ci sono solo un paio di posti in cui mangiare qualcosa e solo un benzinaio, quindi partite con il pieno di cibo e benzina, a meno che non vogliate farvi derubare da uno dei piccoli shop in cui il caffè costa 3.50$. Neanche se me ne danno una tanica da benzina da 4 litri lo voglio pagare così.
Se siete affamatissimi aspettate di arrivare al general store accanto alla Reven’s Brew, dove il cibo e il caffè hanno prezzi onesti e il cinnamon Roll é delizioso. Questo posto è proprio accanto alla Big Sur Bakery, dove per un croissant vogliono 4.75 più un tuo rene da rivendere. Quindi entrate, fategli il dito e andate dai messicaneggianti tipi del negozio accanto, che hanno anche panini e gastronomia take away.
Proseguiamo lungo la strada che alterna rocce, colline e macchie multicolor di vegetazione: una tavolozza di colori che si mischiano in maniera armonica e ti scorre accanto veloce. Incantevole.
Alla fine del percorso di arriva nella deliziosa città di Carmel – by – the – sea: ville da favola affacciate sul mare (meritano un giretto, perché l’architettura è varia e curiosa: troverete un tori giapponese accanto a una baita nordica senza battere ciglio) e un centro cittadino ordinato e fiorito. Per farvi una reale idea di questo posto in cui anche i bidoni della spazzatura sono fioriti e tutto è meraviglioso, vi consiglio di fare un giretto sul loro sito internet, dove un certo Clint Eastwood in tenuta storica, celebra la città. Perchè proprio lui? Perchè il buon vecchio (sì, ormai è vecchio pure lui, anche se ci piace pensarlo così), è stato uno dei celebri sindaci della città, precisamente dal 1986 al 1988. Wikipedia ricorda che Nel 1906 il giornale San Francisco Call dedicò una intera pagina agli “artisti, poeti e scrittori di Carmel-by-the-Sea”, mentre nel 1910 affermò che il 60% delle case di Carmel erano state costruite dai cittadini che “avevano dedicato la loro vita al lavoro connesso con le arti estetiche”. E da allora non è cambiato molto. Ovviamente i prezzi del posto sono adeguati al livello.
Finito il capitolo Big Sur, ci siamo gettati tra le rocce di uno dei parchi più sconosciuti della California, nonostante sia straordinariamente bello: il Pinnacles National Park.
Per arrivare si passa attraverso grandi e splendide vallate ricoperte di vigne, e ad accogliervi (se arrivate prima delle 16:45) un visitor center e un parcheggio.
Non c’era nessuno. Visto l’orario abbiamo optato per un trekking di circa un’ora. Indecisi tra quale direzione prendere ci siamo fatti convincere da una famiglia di messicani (quelli che per tutto il resto del viaggio sono stati soprannominati ciapas) che dal sentiero che si snoda dal primo bivio a destra, sono arrivati correndo e urlando “taraaaaaaaaaaaaaaantole”.
Un buon motivo per prendere la strada di sinistra.
Prima di tutto, come si arriva al Pinnacles?
Dalla Highway 101 per l’ingresso occidentale: si passa attraverso la città di Soledad per poi sbucare sulla 146 (dopo circa 22 km, 14 miglia) . Se arrivate dal lato orientale invece è la highway 25, attraversando la città di Hollister (proveniendo da Nord) e King City attraverso Bitter Water Road se arrivate da sud. Detta così, tutte le strade portano a Pinnacles.
In pratica le alte guglie di questo parco che nasconde l’anima di un antico vulcano, dividono in due il parco: non ci sono strade per passare da una parte all’altra, ma si può attraversare a piedi in circa un’ora.
Il trail che abbiamo fatto si snoda tra rocce, una brulla prateria, montagne e passaggi (non troppo difficili) tra gallerie naturali: in pratica siamo andati sugli High Peaks passando per le Balconies Cave, ed è questo percorso che dovrete seguire sulla mappa. Circa 3 km ad anello che fatti al tramonto prendono un intenso e affascinante mix di colori.
La prima parte è piuttosto semplice e in pianura: si arriva poi ad un certo punto in cui si può scegliere se avventurarsi tra le rocce (serve almeno la torcia del cellulare per fare il passaggio, se avete una torcia da testa è ovviamente meglio visto che così potreste avere le mani libere e non dover tenere il telefono tra i denti) o tornare indietro. A parte una certa strizza iniziale, vi consiglio di proseguire.
Il percorso dopo un po’ di arrampicata tra le rocce, sale fino alla cima dei pinnacoli per poi riscendere fino al parcheggio. In totale circa 1 ora e mezza di camminata per tutte le gambe.
Solo una nota a margine. Dopo che la Raffy ha detto un “Hei, che peccato che non abbiamo visto ancora animali!”. Dopo tre minuti netti ci siamo trovati lungo una strada una tarantola dalle giganti zampe pelose. Ecco, magari stateci attenti.
2 Comments
Sto sognando ad occhi aperti con questo tuo articolo!
3 Gennaio 2017 at 16:32In looooove!
La California poi è incredibilmente varia, vasta e le parti meno famose (come questo parco)… Stupendissime! Spero tu possa andarci al più presto!
10 Gennaio 2017 at 14:38