Di New York non ne parlo mai, lo so. E’ come se avessi un piccolo blocco.
I motivi principali per cui non ne scrivo sono due:
1- E’ già stato detto e scritto praticamente tutto. Non so se me lo sono sognata ma una volta mi pare di aver letto un post sui tombini (che oltretutto la cosa dei tombini fumanti mi piace sempre un sacco, fa un po’ Ghostbuster, un po’ Autumn in New York).
2- Io e New York non è che andiamo proprio d’accordissimo. Cioè: mi piace molto, la trovo una città intensissima, c’è tutto, sembra di essere sempre dentro un film, ha i musei più belli del mondo, gli angolini nascosti più affascinanti del pianeta, le curiosità, i donuts più buoni mai assaggiati, le cucine di tutto il mondo ad altissimi livelli, i quartierini fighi come Dumbo…
Ma…Ma. Cioè, non è che non mi piace, ma non mi emoziona.
E’ la mia Brad Pitt delle città. Una cosa bellissimissima di cui riconosco il valore oggettivo (dai, provate a dirmi che Brad Pitt non è un figo), ma non mi piace tanto.
Se penso a San Francisco o a Bangkok mi vengono le farfalle nella pancia e le guance rosse, un piccolo sorriso come quando non riesci a nascondere che sei innamorata di qualcuno.
Però ci sono alcuni posti che mi sono davvero piaciuti e che mi sono rimasti nel cuore, quindi quelli li metto dentro nel calderone dei miei posticini.
Sono sparpagliati, solo il numero 5 è il mio numero 1. Come al solito la parte più buona dei dolcetti me la tengo per la fine.
1- Greenwich Village.
La mia zona preferita di Manhattan per i seguenti motivi: musica, Friends, quartierino fighetto ma non troppo, donuts.
Ve le spiego.
– Musica: nella deliziosa Macdougal st. si passa davanti al celebre Cafè Wha, uno dei primi palchi di gente tipo Bob Dylan, Jimi Hendrix o il mio amato Bruce, che nel 1967 già si esibiva lì. Cioè, prima ancora di Born to Run (quando era ancora nei Castiles e suonava nei pomeriggi non alcolici di questo posto). Ha una certa poesia.
– Friends (no, Sex and the City no). Io l’ho amato alla follia, riguardato tutto grazie a San Netflix, lo riguarderei ancora e ancora. Adoro passeggiare lì in giro, pensare a come sarebbe se avessi i fantamilioni e mi comprassi un bilocale lì.
– Donuts. Mangiare un donuts al Doughnuts Project, non solo vale la tappa al Greenwich, ma proprio il viaggio da Milano. Queste ciambelle che siamo abituati a mangiare nelle varie catene, non hanno veramente nulla a che fare con quelli gourmet che puoi mangiare nei posticini super selezionati (devo farci un post ciccioso, lo so). Sono CARISSIMI (un donut costa circa 3.50$, ma ti arriva praticamente una ciambella delle dimensioni di un pneumatico di un trattore. Provate quello al dulce de leche e mandorle, è divino.
2- High Line. Quando si dice fare una cosa fatta bene. Parco linerare, ex rotaie trasformate in verdeggiante passeggiata. Parti dal Chelsea Market (è caro, ma è un posto delizioso), sali e cominci a camminare, ti godi la vita locale: la gente che corre, che seduta sulle gradinate mangia insalate e ascolta musica con cuffie dalle dimensioni di un panettone, poi spunta l’Hudson sulla sinista, un Empire State Building sulla destra, un murales. E tu sei lì, ti senti un po’ newyorkese, cammini anche bullandoti un po’. Ok, la mia fantasia galoppa sempre troppo, ma questo angolino di New York mi piace proprio tanto.
3- Ellis Island (e il suo museo dell’immigrazione)
Chi mi conosce lo sa, ho una passione sfrenata per la storia del ‘900: ma quella fatta dalle persone, le vite vere. Quindi non potevo non innamorarmi del museo di Ellis Island e del traghetto che porta là, passando dalla gigantesca statua della libertà.
Quando sei su quel traghetto e provi ad immaginarti per un po’ cosa poteva significare aver passato magari mesi per mare e vederti lì il tuo probabile futuro, tanto desiderato e carico di speranze… Non so, a me emoziona.
Ellis Island è un isolotto artificiale costruito apposta per accogliere i migrati, tanto per non farli arrivare sulla terra ferma magari con malattie che potevano diventare piaghe ed epidemie ( a proposito, avete visto The Knick? E’ nella top 3 delle mie serie tv preferite e parla anche di questo). Sono passati per di qui più di 12 milioni di migranti, e la cosa che mi ha stupito di più è che da quando attraccavano a quando venivano rilasciati (se non avevano problemi fisici o mentali e quindi erano idonei), passavano circa 6 ore.
SEI.
Allora, la prima volta che sono andata a Miami nel 2014 di ore ne ho impiegate 3 tra controlli ed immigration. Fate un po’ i conti su quanto poteva essere un meccanismo ben oliato.
La sala di attesa, guardata dall’alto, è veramente meravigliosa. Se la guardi e la immagini gremita di persone, sogni e speranze, confusione (non è che fosse così diffuso l’inglese: quindi direi che il casino fosse all’ordine del giorno).
Oltre al centro di accoglienza, nell’altra parte dell’isola c’era un grande complesso ospedaliero pubblico, in parte avvolto da mistero e zone d’ombra. L’hanno reso visitabile dal 2014 (ovviamente dopo che ci sono andata io, sgrunt).
Per arrivare ad Ellis Island è facilissimo: prendete il battello da Battery Park, la prima fermata è la Statua della Libertà e la seconda, dopo pochi minuti, sarà Ellis Island.
4-Brooklyn Eights Promenade
Sempre in tema di passeggiate, ma dall’altra parte del fiume in quest’ultimo giro ho scoperto Brooklyn Eights Promenade (chiamato anche The Esplanade). CIoè, c’ero già stata nel 2014 ma questa volta l’ho fatta tutta “dall’alto” dopo un giretto nel quartierino dietro. Guardare Manhattan da qui ti fa davvero salire tutti quei pensieri romantici: il vento tra il capelli, lo skyline, il fiume: si vede pure la statua della libertà. In questo ultimo giro abbiamo vagato più per Brooklyn che per Manhattan, e devo ammettere che mi è piaciuto… Meno chic, più hipster (anche se penso agli Hipster mi viene sempre in mente la scena di Two brokes girls in cui Max caccia gli Hipster al post dei barboni). Sembra cerchi sempre di costruirsi una personalità sempre nuova per competere con l’isola. E per me ce la fa eccome.
5- Bryant Park.
Lo so, leggendo tutto quello che ho scritto questa scelta è davvero insolita. Parco centralissimo, a due passi da Time Square, nel cuore della Manhattan più turistica.
Forse perchè e stata una delle prime cose che ho visto, o saranno quelle seggioline da giardino che circondano il parco, il cinema d’estate e la pista di pattinaggio d’inverno… Non so, mi fa venire davvero le farfalle nello stomaco. Ma mega farfalle proprio. Sotto natale siamo arrivati e stavano per aprire la pista di pattinaggio (era sabato e c’era una confusione mai vista, con tanto di stand di Facebook che faceva provare il VR, il visore per la realtà virtuale), c’era lo Shopping Village con tanto di bancarelle che vendevano saponette a peso d’oro e waffle a 7$. Tutto quello che in genere detesto insomma. Ma poi mi sono messa a guardare quei tavolini, la New York Public Library alle spalle… Ho abbracciato Gianni e mi sono messa a piangere dall’emozione. Senza motivo, solo felice di essere lì.
Ecco perchè lo amo, perchè mi piace senza troppe spiegazioni.
Menzioni banali e speciali
Io sono un’appassionata d’arte, quindi vedere il MOMA è stato qualcosa di ATOMICO: mi hanno portato fuori a forza e davanti alla Notte Stellata di van Gogh sarei rimasta per ore.
Il Guggenheim l’ho visto l’ultima mattina del viaggio del 2014, sveglia alle 9 con alle spalle una serata decisamente impegnativa: l’ultima cosa che avevo bevuto era uno shot di whisky accompagnato da un chupito di acqua dei pickles (dovrebbe prevenire l’hangover… Come no) alle 5 del mattino. Ci sono andata lo stesso, ed ero così emozionata che quasi non riuscivo ad entrare. I musei a New York sono stupendi, fine.
Sto cercando di innamorarmi di New York poco a poco: mi sa che sono sulla strada giusta.
2 Comments
Bellissime scelte! Anche io adoro Bryant Park: è un angolino di paradiso sul caos della quinta.
4 Gennaio 2017 at 10:29Mi hai fatto venire una voglia matta di donuts
mA poi quei donuts lì cosa sono? Giganti, buonissimi, cicciosi… Ok, adesso ho voglia anche io! ^__^
10 Gennaio 2017 at 14:39Un bacio stella!