Piccoli sogni dalla facile realizzazione. La Sicilia, la Valle dei Templi, Catania, Agrigento, Siracusa.
Navigando su internet e leggendo un articolo del magazine di Expedia su Catania mi sono ricordata che non avevo ancora scritto del nostro viaggetto low budget in Sicilia fatto quest’inverno, che ha avuto davvero un fascino unico. Soprattutto per i costi davvero bassissimi.
Questo non è un post prettamente tecnico e utile, ma grondante di passione: e un’ammissione assoluta della mia nerditudine. Vedere la mia tanto sognata Magna Grecia e la Valle dei Templi è stato commovente, fermarsi davanti alla casa natale di Quasimodo a Modica (cioè, andarla a cercare per le vie strette del centro), gustare le bellezze del liberty di Vittoria in un tripudio di Barocco siciliano, Noto prima che fosse la città dove si sono sposati Fedez e la Ferragni.
La Sicilia a gennaio è fuori dal tempo, ha tante strutture chiuse, pasticcerie in ferie, ristoranti in “pausa meditativa invernale”… Ma è accogliente, poco frenetica, ovviamente bellissima.
Qui trovate l’itinerario, la mappa, tutti i posticini in cui abbiamo dormito, mangiato, visto.
Prima che partiate a gamba tesa: sì, è stato un tour de force assurdo e abbiamo visto tutto di corsa e sicuramente non in maniera approfondita. Sì, lo so. Diciamo che è stato preso come un giro perlustrativo per poi tornare e fare tutto con calma e magari con un po’ più caldo. Mini vacanza, budget veramente all’osso (circa 200 euro totali tra hotel, auto, cibo ed entrate… In due), scelta apposta per farci venire la voglia di tornare in Sicilia quanto prima. E questo obbiettivo è stato raggiunto…Eccome!
Volo: nonostante io sia acerrima nemica della Ryanair, continuiamo a usarla per i buoni orari, per i costi veramente bassissimi. Da Bergamo il volo è la mattina e il ritorno da Catania è la sera, quindi l’ottimizzazione delle giornate è davvero massima.
Auto: abbiamo noleggiato l’auto con Goldcar. Che vi sconsiglio con tutta me stessa. Avevamo già avuto un’esperienza pessima (a Ibiza) e si è riconfermata una compagnia orribile anche in Sicilia. I prezzi sono bassissimi, ovviamente perché poi i costi di assicurazioni aggiuntive sono triplicati rispetto alle altre compagnie di noleggio. E se non vuoi acquistarle? Vieni trattato come un cretino (ci è stato detto anche “ah quindi avete intenzione di stare a guardare la macchina 24/24… Contenti voi, bravi.”). Quindi, ok i prezzi bassi ma sono davvero pessimi.
Itinerario e dove dormire
Arrivati a Catania siamo partiti subito per Agrigento (prima notte), poi abbiamo proseguito verso Noto (seconda notte) e finendo poi a Siracusa (terza notte). Ovviamente le tappe intermedie sono state infinite, da Ragusa alla dolcissima Modica (cioccolato e cannoli… Devo aggiungere altro).
Ad Agrigento abbiamo dormito al B&B il Gigante (adorabile, pulito e la colazione davvero esagerata), a Noto abbiamo scelto l’Antica Carretteria Anni 30, un posto davvero strano e storico, e per ultimo, a Siracusa, abbiamo deciso di scegliere qualcosa di super – prendendo una delusione veramente esagerata – optando per il Grand Hotel Villa Politi. Colazione tristissima, stanze basic (e non sopporto proprio il matrimoniale fatto da due lettini!), gentilezza nella media. Peccato perché l’ambiente è veramente da sogno.
Giorno 1: atterrati la mattina a Catania, pranzo ad Enna, direzione Agrigento e visita al pomeriggio alla Valle dei Templi. Aperitivo / cena e notte ad Agrigento
Giorno 2: Partenza decisamente presto la mattina, prima tappa a Palma di Montichiari. Tappa insolita? Non per una nerd appassionata del Gattopardo come me (lo so, non ve l’aspettavate). La chiesa Madre, voluta dalla famiglia Tomasi viene citata più volte, oltre al fatto che la cittadina – oggi piuttosto bruttarella e abbandonata – ha fatto da ispirazione alla stesura del libro.
Stop rapido a Vittoria, cittadina dal centro con barocco qua e là e un tripudio di Liberty nelle architetture. Non perdeteci più di tanto tempo, ma è una tappa che merita una sosta.
Ragusa. Ok, dovrei scrivere pagine e pagine sulla bellezza di Ragusa Ibla. E’ “tanta”, ricca, esagerata, bellissima. E’ una città che ti costringe a perderti per le sue vie (e farti venire dei polpacci da calciatore su e giù per le strade), che ti spinge a girare l’angolo e a scoprire tesori nascosti, bar fermi nel tempo, scorci da cartolina. Merita molto più tempo di quanto non le abbiamo dedicato noi.
Modica. A parte la tappa imperdibile all’Antica Dolceria Bonajuto (dai davvero, sarebbe un sacrilegio non andarci), la cittadina celebre per il suo cioccolato (l’avete mai provato? E’ stranissimo, sabbioso, denso…a me piace!) ha anche diverse chiese degne decisamente di nota. Di stampo fortemente barocco (curiosi altri stili che si ritrovano tipo nella Chiesa del Carmine, dal portale gotico, le rovine della Chiesa del Sacramento e la Chiesa rupestre di San Niccolò Inferiore, addirittura risalente al XII secolo. Modica è prettamente di stampo barocco, infatti delle architetture precedenti rimane ben poco, se non l’impianto medievale del centro più antico. Tra gli edifici che mantengono ancora caratteristiche non barocche si può menzionare la Chiesa del Carmine, che presenta un portale gotico, le rovine della Chiesa del Sacramento e la Chiesa rupestre di San Niccolò Inferiore, addirittura risalente al XII secolo. Ma tutto il resto è decisamente pomposo.
Serata a Noto. Qui vi deludo tutti: non siamo andati al Caffè Sicilia di Corrado Assenza. Era chiuso. CHIUSO. A gennaio niente cannoli, biancomangiare, cappuccini con il latte di mandorla. Aver visto il documentario su Netflix e averlo trovato chiuso è stato un colpo durissimo, lo ammetto.
Abbiamo ripiegato sulla Pasticceria Dolce Barocco Di Tardonato Giovanni, davvero ottima ma con un gusto amaro del ripiego. Per il resto, Noto è veramente pazzesca, di una ricchezza senza parti.
Ricostruita dopo essere stata rasa al suolo da un terremoto nel 1693, nasce non sulle ceneri di quella che oggi viene chiamata Noto Antica (un sito archeologico a qualche chilometro dal centro), e per la sua costruzione si sono scatenati i più grandi architetti dell’epoca, in competizione tra loro per la realizzazione dell’angolo più scenografico della città. Il risultato è che nella via principale si parte dalla maestosa Porta Reale (un gigantesco arco di trionfo in stile neoclassico), San Francesco all’Immacolata, il convento del Santissimo Salvatore, la chiesa di Santa Chiara e ovviamente la monumentale San Nicolò (famosa purtroppo per il crollo della cupola nel 1996), palazzo Ducezio e i balconi barocchi di palazzo Nicolaci. Capite perché una sera e una mattina non bastano?
Giorno 3: La mattina siamo ripartiti per Siracusa, per fortuna in una giornata di sole veramente caldo. Come si può andare a Siracusa e non cominciare dalla penisola di Ortigia? Viuzze, chiese, palazzi splendidi e barocchi. A parte il vagare tra le viuzze, ci sono tantissime tappe davvero da non perdere. Il Duomo (bianco, splendente, in una piazza che ne esalta la bellezza), la sua piazza, il tempio di Apollo. Un piccolo stop che non ho voluto perdere è stata la fonte di Aretusa… Lo conoscete il mito?
La ninfa Aretusa era oggetto dell’amore di Alfeo, ma lei non lo ricambiava, anzi…Finchè un giorno, stufa delle sue insistenze, chiese aiuto a Diana, che la trasformò in una fonte sul lido di Ortigia Il povero Alfeo, però non si dava pace e gli dei, impietositi, lo trasformarono nel fiume che sgorga nel porto di Siracusa, in modo da rimanerle accanto (e a quanto pare rompergli le scatole) per sempre. amata. Al tramonto, ovviamente, ti scioglie il cuore vedere il mare con alle spalle la meraviglia di Ortigia.
Giorno 4: Partenza prestissimo e visita al Teatro di Siracusa e il parco della Neapolis: troverete dei parcheggiatori fuori dall’area. Insistenti e …Praticamente ufficiali. Vi vendono il tagliandino per parcheggiare, dopo che avrete fatto il giro tre volte per evitarli.
Il parco archeologico della Neapolis contiene i più importanti resti della Siracusa greca ed ha valso alla città il titolo di patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Il teatro greco, l’anfiteatro romano, le latomie, l’orecchio di Dionisio, l’ara di Ierone, sono solo alcuni dei monumenti che si trovano localizzati in questa vasta area archeologica. Il teatro è ben conservato (ed emozionante come pochi… Viene battuto solo dal Teatro di Dioniso ad Atene), ma non perdete una tappa dentro l’Orecchio di Dioniso. E’ decisamente curioso. Sempre di corsa (si capisce che abbiamo cercato di fare più cose possibili nel minor tempo possibile?) siamo andati verso l’Etna, sopra Catania, fino a Zafferana Etnea. E’ veramente curioso come qui il paesaggio cambi, i paesini ricordano quelli di montagna della Spagna del sud, un mondo diverso rispetto alla pianura.
Poi, finalmente, Catania.
Avevo una collega sposata con un catanese che mi tesseva le lodi di questa città, sono sempre stata fan di Carmen Consoli e della sua “raggiante Catania”…E avevano ragione. E’ bellissima.
Il centro è abbastanza compatto, quindi si può girare a piedi, anche per non perdersi tutti quegli angoli spettacolari un po’ dimenticati e dal fascino ruspante, che vanno oltre alle bellezze – che l’hanno resa patrimonio Unesco – ben infiocchettate e dal fascino unico.
Qui trovate due itinerari ben fatti, che mettono tutto quello che abbiamo fatto noi. Qui e qui.
Dove mangiare.
Partendo da Catania abbiamo scelto di fare tappa ad Enna per il pranzo (e vedere il paesino arroccato): decisamente una scelta azzeccata, visto che il pranzo da La Rustica di Messina Carmela è stato imbarazzantemente economico, buonissimo e abbondante.
Ad Agrigento avevamo diversi progetti ma siamo partiti con un aperitivo al Caffè San Pietro, e lì ci siamo fermati. Buffet ricco, bicchieri di vino stracolmi, ambiente davvero adorabile e accogliente.
A Ragusa – seguendo i consigli di un’amica di Catania – abbiamo pranzato alla Bettola, un localino piccolo, curato e dai prezzi super onesti. Non abbiamo esagerato col pranzo perché tenevamo spazio per la merenda che avremmo fatto a Modica, dall’Antica Dolceria Bonajuto, dove credo di aver mangiato dei cannoli che possono essere definiti droga illegale.
Noto. L’unico posto in cui abbiamo mangiato malissimo (ripeto, a gennaio tantissimi posti sono chiusi), ma abbiamo fatto un aperitivo adorabile in un posto chiamato Anche gli Angeli, una vecchia chiesa sconsacrata, un po’ libreria, un po’ bar, un po’ ristorante.
Siracusa: dopo aver preso una fregatura fotonica in centro ad Ortigia, la sera abbiamo optato per un panino da Antonio e Daniele, un “paninaro” low budget che fa panini da svenimento. Buonissimi, giganti, loro di una gentilezza esagerata. Mi sono solo pentita di non aver preso quello più “tipico” con il cavallo… L’ha preso Gianni e io ho cercato disperatamente di mangiargliene metà.
La Sicilia è bellissima, ricca, intensa. Un posto dove continuare a tornare.
2 Comments
Ciao Paola! Complimenti per questo post, informazioni molto utili.
Ho una piccola domanda. Trascorrerò 5 giorni nella Sicilia orientale, ma non so come dividere questi giorni. Non volevo un viaggio troppo impegnativo (volevo evitare di cambiare città ogni giorno) e pensavo a Siracusa (2 giorni), Catania (2 giorni) e Taormina (1 giorni). Però non so se forse sarebbe meglio scambiare uno dei giorni a Catania per un altro giorno a Siracusa per andare a Ragusa/Modica. Che ne pensi? Qualche altro suggerimento? Grazie mille!
4 Ottobre 2019 at 22:39Ciao Senna, Assolutamente dedica un giorno a Ragusa e Modica, sono davvero molto belle e ne vale davvero la pena! Le distanze sono abbastanza ridotte, quindi anche “cambiare tutti i giorni” non sarà un vero sbattimento… Però modica e Ragusa Ibla, valgono davvero la pena… come Noto! 🙂
28 Ottobre 2019 at 8:36