Nel nostro immaginario l’Oregon è sempre tutto “montagne, verde estremo e foreste umide”. E se vi dicessi che ci sono zone desertiche, rocciose e che sono anche incredibilmente belle?
Con questo post vi porto alla scoperta di due posti davvero meravigliosi scoperti nel nostro viaggio in Oregon: lo Smith Rock State Park e le Painted Hills, due parchi bellissimi non troppo lontani da Bend.
Prima di tutto, di che zona stiamo parlando?
E’ quella che viene definita Central Oregon, quindi nel cuore lontano dalla costa (oltretutto sapete che l’Oregon ha due temperature incredibilmente diverse tra costa ed entroterra?). Bend è una delle città che può essere presa come riferimento: lo Smith Rock è a circa 40 minuti di macchina di distanza, il John Day Fossil Beds National Monument (il parco che le ingloba) è a circa 2 ore.
Le tappe del nostro viaggio sono state le seguenti: visita al John Day Fossil Beds National Monument Clarno Unit, dormito una notte a Fossil (un paesino surreale con circa 100 abitanti, dove alle 7 non c’era nessun posto dove mangiare, però abbiamo dormito in un B&B meraviglioso), Painted Hills alla mattina presto, una tappa calorica a Prineville Granny Faye’s Bakery per mangiare un cinnamon roll grande come una casa, Smith Rock State Park (una delle più grandi scoperte per quello che riguarda i parchi), poi la sera siamo arrivati a Bend e la mattina dopo siamo partiti alla volta di Crater Lake, non prima di un paio di tappe interessanti al Newberry National Volcanic Monument (un piccolo e carino parco locale lavico) e lungo la Cascade Lakes Scenic Byway. Crater Lake l’abbiamo visto per 2 minuti netti, poi il tempo orribile ha oscurato il tutto.
Sarà un post un po’ lungo ma vi assicuro che è interessante e finirà alla sveltissima nel vostro prossimo itinerario di viaggio.Diciamo che partiamo da Fossil, un minuscolo paese che sembra uscito da un film anni ’50, dove però alla fine qualcuno ci resta secco e gli alri 39 abitanti del paese coprono il malfatto. Se vi capitasse di programmare una tappa qui sappiate che non ci sono strutture su booking ma potete prenotare via mail al Hyatt House Bed And Breakfast, il posto con i letti più morbidi e coccolosi del pianeta. Poi che abbiamo mangiato pretzel per cena perché non c’era nulla di aperto è un’altra storia.
A due passi da Fossil (noi l’abbiamo vista appena prima di arrivare, la sera al tramonto), c’è la Clarno Unit del Day Fossil Beds National Monument, forse la zona meno interessante di questo National Monument suddiviso in tre parti, ed è decisamente poco poco visitato: sarà per la sua posizione veramente remota nella valle del Pine Creek (trad. sfigata), sarà che è piccolotto, ma c’eravamo noi e dei cinesi che con tutta probabilità si erano persi ed erano convinti di essere al Grand Canyon.
Ci sono tre percorsi da poter fare (tutti di circa un miglio): ci sono foglie fossilizzate, alte rocce con dei pinnacoli. Fossili, foglie, colline. Insomma: se ci capitate davanti fateci un giro, altrimenti non ne vale molto la pena. E’ stranissimo perché le tre unità sono a ore di distanza. Sheep Rock, le Painted Hills e Clarno Unit sono sparpagliate in un’area enorme.
Dopo la notte a Fossil siamo partiti alla volta delle Painted Hills. Siamo partiti davvero prestissimo perché altrimenti non ci sarebbe mai stato tutto in una sola giornata.
Partiamo dalle Painted Hills. In realtà non è proprio corretto chiamarle solo Painted Hills, perché in realtà sono – appunto -una sezione del John Day Fossil Beds National Monument (questa sì che è una sezione bella e visitata).
Prima di tutto, se uno pensa alle Painted Hills in Sudamerica o quelle in Islanda alla fine del Laugavegur, pensa subito a immensi e faticosi trekking per raggiungerle: ma hey, qui siamo siamo negli Stati Uniti, tutto può essere raggiungere in macchina!
Questo è un modo gentile per dire che non è un parco per camminatori: tutti i trail sono corti, anche se davvero molto carini, ma servono fondamentalmente per portarti in punti panoramici per vedere tutte le angolature delle colline.
Queste collinette colorate sono state formate circa 35 milioni di anni fa e le stratificazioni colorate sono ovviamente la rappresentazione delle diverse epoche geologiche. Questa è zona vulcanica (il Crater Lake non è troppo lontano, e ci sono davvero molti parchi lavici), ma è curioso vedere le stratificazioni di laterite, una roccia che si forma nei climi caldi, umidi e tropicali. Diciamo climi decisamente lontani dall’Oregon attuale. Se uno è pratico (sicuramente più di me), può leggere la storia di questo pezzo di mondo guardando queste rocce.
Come dicevo non è un parco per escursionisti, ma ci sono un paio di passeggiate davvero carine.
Nella Painted Hills Unit, sono sono solo 5 trail. In nessuno è consentito scalare le colline perché sono davvero delicate, quindi se doveste andarci, rispettate in maniera tassativa questo ordine.
Tutti i trail hanno il proprio parcheggio e sono ben indicati da cartelli, anche se non sono chiarissimi. Cioè, ovunque c’è scritto che tutto è ben segnalato, ma non è che lo fosse benissimo. Però è improbabile perdersi. Per esempio: il Red Scar Knoll Trail è chiamato Red Hill sui cartelli stradali… Così, tanto per confonderti.
Il Carroll Rim Trail è di 2,6 km andata e ritorno. Il sentiero sale oltre 120 metri di altezza per una vista panoramica delle colline. Il parcheggio è quello del Painted Hills Overlook trail.
Il Painted Hills Overlook Trail è 800 metri di andata e ritorno. Percorso con una piccola salitina iniziale ma abbastanza pianeggiante segue una vecchia strada e offre interessanti vedute delle Painted Hills.
The Painted Cove Trail di 500 m, è un piccolo loop trail che attraversa dei piccoli promontori dai colori davvero intensi. E’ semplice e davvero bellissimo. Buona parte del percorso è su una passerella, per evitare che le colline vengano rovinate.
Il Leaf Hill Trail è di andata e ritorno 400 m. Leaf Hill è il percorso più studiato e scavato di tutta l’area. Ci sono diversi cartelli interpretativi.
Il Red Scar Knoll Trail è di andata e ritorno di 400 m. Questo sentiero prevalentemente pianeggiante conduce ad una collina di argille gialle e rosse brillanti. E’ il trail chiamato Red Hill sui cartelli stradali.
Il tempo totale è circa 1.30 h per vedere tutto il parco. Vale la pena e la deviazione.
Con un certo entusiasmo nelle gambe, siamo andati verso lo Smith Rock State Park, non prima di aver fatto una tappa cibo a Prineville. Indecisi su un BBQ e una bakery, ho vinto io spingendo per avere un gigantesco cinnamon roll che ha saziato entrambi al Granny Faye’s Bakery.
Lo Smith Rock State Park è semplicemente STUPENDO. Davvero, siamo rimasti sbalorditi ed è stata una delle sorprese più grandi di questo viaggio.
Prima di tutto, la parte tecnica.
Dove si trova: a 3 miglia ad est della Highway 97, vicino alla cittadina di Terrebonne. C’è un gigantesco cartello marrone, è difficile non vederlo.
E’ uno state park, quindi è necessario pagare a parte (non è incluso nell’Annual Pass dei parchi nazionali): ci sono dei casottini per il pagamento di soli 5 dollari per ogni auto. Vi assicuro che sono soldi spesi meravigliosamente. Oltre ad essere davvero pochi.
E’ aperto dall’alba al tramonto tutto l’anno, ed è un piccolo paradiso di bellezza, trekking e arrampicata.
Smith Rock è super famoso in Oregon, ma poco conosciuto fuori, anche se inconsciamente l’abbiamo già visto in tanti. Infatti è dentro questo parco (che non si trova lungo il Pacific Crest trail) che è stato girato un bel pezzo di Wild, il film con Reese Whitterspoon basato sul libro di Cheryl Strayed. La bellezza maestosa delle cattedrali di granito di questo parco che si mischia con la natura più verde, lo rendono un set perfetto: deserto+natura= ci puoi girare praticamente di tutto.
[Per la cronaca, il film è stato girato quasi interamente in Oregon, da Portland a decine di altre location, a parte il pezzetto finale girato nel Mojave desert. Qui trovate un bell’articolo con tutte le tappe da fare]
Ci sono decine di trekking da poter fare, il più famoso e un po’ alla portata di tutti: il Misery Ridge Trail . Qui sotto intanto trovate una valanga di foto.
Il Canyon Trail inizia come un ampio sentiero lastricato che consente ai genitori che spingono i passeggini di accedere al fondo del canyon, ma abbiamo tagliato a The Chute – una sezione più ripida e più corta che si dirige praticamente verso il fiume Crooked e l’attraversamento del ponte . Guarda attraverso il fiume e vedrai i tornanti del Misery Ridge Trail.La camminata è piuttosto impegnativa ma vi assicuro che ne vale la pena. La parte iniziale (e quella finale), vi anticipo che è una discesa ripidissima, quindi al ritorno arriverete in cima con la lingua a penzoloni, ma c’è una panchina dove riposarsi.
Si scende il primo pezzetto e si arriva ad un ponticello, accanto al quale c’è un prato inglese che viene costantemente innaffiato e tosato, e sinceramente non ne capisco il senso, ma è davvero molto carino.
Dopo il ponte si passa accanto al Red Wall, uno dei tantissimi posti in cui fare arrampicata in questo parco, che è realmente un posto fantastico sia per principianti che per super esperti. A parte quanto sono a picco le pareti, qui uscirà anche il piccolo geologo che è in voi (anche se non c’è mai stato): le stratificazioni delle diverse epoche storiche sono realmente ben visibili.
Seguite le indicazioni per il Misery Ridge Trail verso ovest, perché è da qui che si passa per vedere la celebre colonna chiamata Monkey face: svolta a destra all’incrocio, è lì che partono dei ripidi tornanti in discesa. Nel fondo del canyon bisogna seguire il River trail fino al ponte, dove è facilissimo incontrare animali selvatici che si fanno gli affari propri. Spesso ci sono le lontre, ovviamente non quando c’ero io.
E’ un percorso denso e intenso, bisogna portarsi tanta acqua nello zaino, ma è un trail davvero meraviglioso, con una varietà incredibile di paesaggi affascinanti, rocce e montagne. In questo viaggio, lo Smith Rock, è stata forse la più grande e affascinante scoperta.
Uscendo dal parco e dirigendoci verso Bend, ho praticamente inchiodato la macchina, perché sulla sinistra c’era scritto qualcosa tipo “Pet the Alpaca”: fatte 30 manovre, siamo tornati indietro.
Sì, c’è un allevamento di alpaca adorabili a cui puoi dare da mangiare per 3 $. Se siete fan come me di queste palle di pelo, vi assicuro che sono soldi spesi bene. Io sono follemente innamorata di queste bestiole pelose, quindi Gianni mi ha lasciato giocare una ventina di minuti prima di partire per Bend.
La notte abbiamo dormito a Bend, al Rainbow Motel, un posticino realmente anonimo (ma pulito).
Da segnalare a Bend invece c’è il Baldy’s Barbeque, un ristorantino piccolo e accogliente dove mangiare BBQ nei diversi stili, ma sempre e comunque buono da far girare la testa.
Purtroppo la cittadina di Bend, che ci era stata caldamente consigliata, non l’abbiamo praticamente vista, perché mentre mangiavamo le nostre costine è cominciato il diluvio universale. E’ stato un buon momento per fare il bucato.
La mattina dopo siamo ripartiti alla volta del celebre Crater Lake, ma non prima di esserci fermati per una tappa veloce al Newberry National Volcanic Monument, che però non rispetta il solito orario alba – tramonto, quindi non è praticissimo da visitare. Si possono fare comunque piccole camminate molto interessanti.
In realtà originariamente era grande come lo stato del Rhode Island, ma adesso è solo una piccola area a sud di Bend, una “piccola” caldera con diversi sentieri escursionistici, tutti davvero molto semplici, se uno vuole può arrivare anche sulla bocca di questo vulcano spento.
Siamo partiti alla volta di Crater Lake sotto un cielo gonfio di pioggia. Per arrivarci bisogna percorrere la scenografica Cascade Lakes Scenic Byway: parte come Century Drive (dalla rotonda chiamata “Flaming Chicken” tra la 14th St e Galveston Ave sul lato ovest di Bend), e prosegue per 66 miglia tra curve e paesaggi altamente fotografici.Si parte immergendosi nella Deschutes National Forest, appena dopo l’ingresso si trovano diverse cascate: sono carine, non perdeteci troppo tempo. Cominciano qui le viste su Mt.Bachelor (2764 m), una delle vette più alte di questa parte di costa. Si prosegue tra i laghetti, imperdibile una tappa all’Elk Lake. Se non trovate un tempo da lupi come è capitato a noi.
La giornata a Crater Lake non è andata come previsto, anche perché questo National Monument è meraviglioso con il sole, altrimenti il suo fascino si perde notevolmente. Il Crater Lake come è facilmente immaginabile è un lago dentro un cratere che si è formato dal crollo del vulcano Mount Mazama ed è con i suoi 594 metri di profondità, il lago più profondo degli Stati Uniti. E’ decisamente strano risalire una montagna e trovarselo lì, gigante, profondo ed estremamente blu.
La leggenda vuole che anni fa, due fotografi del National Geographic, siano andati a far sviluppare le foto del Crater Lake, ma che al negozio vennero rimborsati perchè il colore era innaturale e sembrava uscito male. In realtà il blu è quello vero ed è quasi incredibile quanto possa essere surreale. Dentro il lago oltretutto ci sono due piccole isole, Wizard Island, situata vicino alla sponda occidentale del lago e Phantom Ship, un grande pilastro di roccia naturale (vicino alla costa meridionale).Sarà che siamo capitati in un giorno dal clima novembrino e che abbiamo goduto solo di pochi minuti di sole, ma Crater Lake mi ha lasciata un bel po’ delusa. Forse la fama che si porta dietro è superiore alla sua bellezza, o forse bisogna vederlo in condizioni ottimali.
Mi toccherà tornare.
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