Scrivendo del viaggio che da Bagan ci ha portato a Lake Inle, ho cominciato a pensare a tutti i viaggi in autobus o sui mezzi di fortuna che ho avuto occasione di fare in Oriente (sud est asiatico o Cina, in Giappone viaggiare è solo un piacere) e ho cominciato a pensare alla sensazione che provocano in me quei ricordi, quelle lunghe ore passate su autobus scassati, spesso sporchi, con compagni di viaggio decisamente improbabili. Ci ho trovato della poesia, se devo essere sincera.
Cina
L’ultimo giorno è riservato, come sempre, a tutte quelle cose lasciate indietro, per un motivo o per l’altro, ma che bisogna vedere per non sentirsi dire, una volta a casa, ” ma come?! Non ci sei stata?!” e quindi si parte con la visita al mausoleo di Mao. Non so bene perchè ma mi diverte vedere i leader imbalsamati. L’anno scorso ho visto lo zio Ho, in Vietnam e nonostante la solennità spaventosa (non si parla, non si ride, non si scherza, non si tengono le mani in tasca, nè dietro nè nulla… Si cammina intorno, si dà un’occhiatina e via) è stata un’esperienza non male.
Grande muraglia.
É bella come dicono? Sí. É assolutamente fondamentale andarci? Sí e sí e sí. É una di quelle esperienze da non mancare nella vita e lo dico dopo che son stata con le gambe distrutte e l’acido lattico in circolo come se avessi fatto la preparazione atletica estiva. Ma cominciamo dall’inizio.
Stazione degli autobus. Auguri. Riuscire a capire dov’é il mezzo con ideogramma “casetta ma con trattino di fianco e una specie di scala con tre gradini ma con una specie di raggio di sole che spunta” é un’impresa. Praticamente impossibile. Mi armo di pazienza e occhioni e cominciamo a chiedere a chiunque incroci il nostro sguardo. Una signora gentile ci accompagna fino alla fermata dell’autobus, assicurandoci che fosse quello giusto (nonostante la guida indicasse un altro numero), paghiamo 15 yuan a testa infilandoli nella scatola sull’autobus che sembra quella delle offerte per i poverelli della parrocchia e ci accomodiamo accanto a una famigliola mangiapannocchie sputazzasemini che dopo essersi lautamente nutrita comincia allegramente a ronfare con tanto di rigolo di bava. Dai però…
Scoprire che in un ostello di 4 piani ci sono due toilette (oltretutto turche) e una doccia sola ti fa sorgere qualche dubbio sul livello di igiene generale. I cinesi si lavano un sacco, ma solo la faccia e la testa. E quando dico un sacco… È un sacco. Il ragazzo che sta usando il lavandino davanti al mio si è fregato con forza viso orecchie e capelli. Io sono andata in bagno, mi sono fatta la doccia e lavata i denti e lui era ancora lì, con la sua tazza di plastica a sciacquarsi viso orecchie e capelli in stile purificazione musulmana e a me vien da pensare che una sciacquatina alle ascelle non ci starebbe male.
Cuore della Cina, scrigno della tradizione, storia ad ogni passo… Hei, ma che brutto il primo impatto! L’autobus ci scarica in un postaccio piuttosto lontano dal centro, in un parcheggio spoglio e con spazzatura ovunque. Grigio. Appena scesi siamo, come sempre, stati assaliti dai taxisti abusivi che ci hanno “offerto” una convenientissima corsa a 200 RMB per arrivare in hotel. 25 euro?! Cosa? Cerchiamo la stazione della metro più vicina, visto che non ci eravamo accorti di esserci sopra. Costo del biglietto (che è poi praticamente il costo di qualsiasi corsa in tutta la città)? 2yuan che sono circa 25 centesimi.
Fa freddo. E molto. E io non riesco a capacitarmi di perchè devo uscire da una stanza che mi dà tutto quello che voglio, e quindi una vasca da bagno navigabile, un letto con 6 cuscini e un piumone candido. Ah, e un telefono dove posso ordinare cibo in camera a un prezzo ridicolo.
Ma già siamo in mezzo al niente di una città grigia e sperduta se poi non ci muoviamo neppure…
Pensavo a uno dei primi giorni passati in Cambogia, a Siam Reap, tornando in albergo vedo una specie di festa allestita proprio accanto alla struttura: tavoli imbanditi, persone che cantavano allegramente in gruppo tutte vestite di bianco. Pensavo fosse un battesimo o qualcosa di simile, ho scoperto invece essere una veglia funebre. Una vecchissima (era davvero avanti con gli anni!) signora ha visto che guardavo questa strana festa, mi ha osservato per un po’ e ha visto che le ho sorriso. É venuta da me, mi ha ringraziata, abbracciata… E annusata a fondo! Si, annusata. Ma é stato un gesto cosí dolce e cosí sincero che spesso lo sento ancora sulla pelle.
A Phnom Penh mi sono fatta tagliare i capelli: sette dollari per un hair stylist balbuziente e spaventosamente pieno di tic. É stato bravissimo. Oltretutto il lavaggio (con shampoo perché senza costa meno) includeva un massaggio alla testa di circa 20 minuti oltre al lavaggio e massaggio del viso di altrettanti minuti, tutto ovviamente su una poltrona massaggiante. Divino. Parrucchieri italiani, per cortesia, aggiornatevi!
Alcune domande irrisolte: perché tengono le unghie lunghe? In Cambogia tutte, Thailandia e Cina i mignoli. Perché? Per frugarsi dentro le orecchie?
Ad Hangzou, intorno al lago, si vedevano qua e lá ragazzi e ragazze con una coroncina o di fiori rosa o di piccole foglie. Compleanno? Altro? Non ne ho idea!
La mia proprietá di linguaggio in Asia é la seguente: in Cambogia ho imparato a dire aw kohn (grazie), in Cina xie xie (grazie) e ni hao (salve), in thai kòrp kun ka (grazie) e sapere che se volessi usare una forma di cortesia devo aggiungere “ka”seguendo i fondamenti dell’alfabeto farfallino. Direi che devo davvero ringraziare l’esistenza dell’inglese come lingua universale. Col giapponese mi sto impegnando peró!
In aeroporto a Phnom Penh gli schermi dietro i banchi dei check in suggeriscono di non portare accette, maceti, batterie della macchina e taniche di benzina. Che peccato era il mio bagaglio a mano.
In Cina e nel sud est asiatico, mangiare continuativamente e soprattutto dormire sul posto di lavoro non é considerato reato. Anzi, credo venga valutato come un punto a favore o una qualitá. Ho visto persone dormire distese sul banco al mercato tra puzze insostenibili di pesce rancido e catini di pesce vivo (Siam Reap), un ufficio turistico dove 4 su 4 stavano tranquillamente mangiando e non hanno neanche alzato la testa quando sono entrata (Shanghai), negozi in cui non riesci ad acquistare nulla perché il negoziante non si sveglia (ovunque). In Italia almeno siamo piú mimetici e la gente si imbosca.
Nel sud est asiatico e a quanto pare anche in Cina, il livello economico di una famiglia si misura in Ferrero Rocher. Si, i cioccolatini. In pratica: se puoi permetterti una scatola da sei mediamente ricco nel paese dell’involtino primavera (per 16 cioccolatini in Cina bisogna sborsare circa 15 euro) , nella patria del pad thai per la stssa quantità di endorfina, 28 dollari. Quindi, si, se li compri sei ricco. Nei supermercati costano un po’ meno.
In Cina, sui taxi, la gente si siede davanti, accanto al guidatore, che solitamente ha una protezione di plastica o delle sbarre di ferro che lo proteggono. Devo documentarmi sulla questione aggressione ai taxisti… Oltretutto, dato che il 98% dei conducenti non capisce neanche mezza parola di inglese, a Shanghai hanno scritto un numero che si puó chiamare dove una gentile signorina traduce la destinazione in cinese. Problem solving 10 e lode.
Sugli autobus in Cina fanno vedere i film a tutto volume, ma non é questo il dettaglio strepitoso: quando parte l’autobus parte il film, e comincia da dove é stato interrotto nella corsa precedente. Quindi non stupitevi se vi capita di vedere transformer 2 partendo dalla scena clou, non riuscendo a capire perché quei due stan cercando di farsi fuori.
In Cina quasi nessuno parla inglese, soprattutto nei posti poco frequentati da turisti occidentali (senza generalizzare ma neanche a Shanghai è facile comunicare), la risposta tipica è “no, no” seguita da un sacco di risate e di scambi di battutine con altre persone, risolini e quando non si danno alla fuga cominciano a parlare cinese. È tutto assolutamete normale.
Mi soffio il naso in metro e mi guardano male, è quasi divertente.
Entrare in una panetteria/caffetteria all’orario di apertura corrisponde a farsi venire il nervoso. Mettono tutto fuori “dopo”. Con calma.
Soprattutto a Beijing vanno molto di moda, come accessorio, gli occhiali stile Ray Ban (ma con fiocchetto sul lato. Il dettaglio é Che li usano senza lenti… Neanche di vetro e basta, vuoti!
La questione dei bagni
In Cina i bagni sono un incubo quotidiano, almeno per me. Devo ammettere che sulla capillarizzazione del servizio bisogna dargli onore al merito (ci sono bagni OVUNQUE, ad ogni angolo, fermata di metro, angoli di piazza…), sulla pulizia, una disgustosa nota al demerito. Giá fanno schifo, 9 volte su dieci la puzza é violenta e nauseabonda, se si aggiungono le loro abitudini poi.. I cinesi non chiudono la porta, porca vacca! Ho visto piú persone fare la cacca nelle ultime due settimane che in una vita intera (anche se ne avessi vissute due o tre…), e poi non venitemi a dire che si puliscono perchè non é vero (nelle lunghe file ho guardato quanta gente prede la carta dal rotolone comune… Na scrollatina credo che per loro sia sufficiente). Che poi a me sia successo di tutto é un altro discorso (inclusa una che vomita nel bidone e poi mi sorride allegramente), ma il mio consiglio é “aprite sempre con cautela”… Senza troppe domande. Molta cautela.
Ad ogni stazione della metropolitana controllano borse zaini e persone con metal detector e guardie. OGNI stazione. File, ma almeno sono controlli in piú che male non fanno.+100 punti Cina!
Le file, queste sconosciute. In metropolitana, per entrare nel treno, la gente non lascia nemmeno uscire chi sta liberando gli scompartimenti. Fanno il tappo. E in maniera piuttosto incazzata direi.
La scena migliore, però, potete godevela al check in degli aeroporti, quando riuscirò a mettere tutte le foto non ci sará bisogno di spiegazioni. Si ammassano, uno sopra/addosso/sotto/di fianco all’altro. E credo di aver visto qualcuno sputare sulla linea gialla da non superare per la privacy. Oppure spintonando come la peggiore delle cinesi, me lo sono solo immaginato.
Il post su Shànghâi lo sto scrivendo sull’aereo (traballante e con troppi pochi posti per i miei gusti) che da Xi An ci porta a Dàtóng, dopo aver dovuto abbandonare il progetto di andare a Píngyáo visto che non ci sono i mezzi per andarci (treni e autobus pieni, forse perchè ci sono tre giorni di feste e tutta la Cina evidentemente si sta spostando), e nonostante l’esercito di terracotta sia stato un’esperienza strepitosa, ho ancora la New York d’oriente sulla pelle, e credo che mi resterà per un bel po’per svariati motivi. Ma cominciamo dall’inizio.
Panetterie, pasticcerie, té, milk tea, bubble milk tea. Non ce la faccio, non resisto. La colazione a Hángzhōu è divina e nel mio immaginario davvero non avrei mai pensato di riempirmi la pancia di brioche e dolcetti buonissimi nella patria dell’involtino primavera, fritto e rifritto. La cucina cinese è tutta un’altra cosa e mi chiedo da dove cavolo vengano i cinesi che sono in Italia, da frittoland?!
Premessa: facebook come wordpress in Cina sono bloccati, oscurati, diabolici mezzi di comunicazione capitalisti che il sistema vieta. Nonostante ad ogni angolo venga pubblicizzato l’ipad e l’iphone sia il telefono del popolo (ce l’hanno TUTTI, ma proprio TUTTI). Quindi i post dalla Cina vengono pubblicati dalla santa donna della mia amica Alessandra Pradelli.
In quanti hanno abusato di questo modo di dire? Born wild, born to be free. Ho pure una maglietta comprata in saldo da h&m che riporta questa scritta. Un po’ ridicolo il tutto, ma incredibilmente mi sento così. Libera.
Libera di dire quello che voglio, di fare quello che voglio, di esprimermi liberamente senza aver paura di esser fuori luogo. Libera, alla fine di essere me stessa.