L’ultimo giorno è riservato, come sempre, a tutte quelle cose lasciate indietro, per un motivo o per l’altro, ma che bisogna vedere per non sentirsi dire, una volta a casa, ” ma come?! Non ci sei stata?!” e quindi si parte con la visita al mausoleo di Mao. Non so bene perchè ma mi diverte vedere i leader imbalsamati. L’anno scorso ho visto lo zio Ho, in Vietnam e nonostante la solennità spaventosa (non si parla, non si ride, non si scherza, non si tengono le mani in tasca, nè dietro nè nulla… Si cammina intorno, si dà un’occhiatina e via) è stata un’esperienza non male.
Cina
Grande muraglia.
É bella come dicono? Sí. É assolutamente fondamentale andarci? Sí e sí e sí. É una di quelle esperienze da non mancare nella vita e lo dico dopo che son stata con le gambe distrutte e l’acido lattico in circolo come se avessi fatto la preparazione atletica estiva. Ma cominciamo dall’inizio.
Stazione degli autobus. Auguri. Riuscire a capire dov’é il mezzo con ideogramma “casetta ma con trattino di fianco e una specie di scala con tre gradini ma con una specie di raggio di sole che spunta” é un’impresa. Praticamente impossibile. Mi armo di pazienza e occhioni e cominciamo a chiedere a chiunque incroci il nostro sguardo. Una signora gentile ci accompagna fino alla fermata dell’autobus, assicurandoci che fosse quello giusto (nonostante la guida indicasse un altro numero), paghiamo 15 yuan a testa infilandoli nella scatola sull’autobus che sembra quella delle offerte per i poverelli della parrocchia e ci accomodiamo accanto a una famigliola mangiapannocchie sputazzasemini che dopo essersi lautamente nutrita comincia allegramente a ronfare con tanto di rigolo di bava. Dai però…
Il post su Shànghâi lo sto scrivendo sull’aereo (traballante e con troppi pochi posti per i miei gusti) che da Xi An ci porta a Dàtóng, dopo aver dovuto abbandonare il progetto di andare a Píngyáo visto che non ci sono i mezzi per andarci (treni e autobus pieni, forse perchè ci sono tre giorni di feste e tutta la Cina evidentemente si sta spostando), e nonostante l’esercito di terracotta sia stato un’esperienza strepitosa, ho ancora la New York d’oriente sulla pelle, e credo che mi resterà per un bel po’per svariati motivi. Ma cominciamo dall’inizio.
Panetterie, pasticcerie, té, milk tea, bubble milk tea. Non ce la faccio, non resisto. La colazione a Hángzhōu è divina e nel mio immaginario davvero non avrei mai pensato di riempirmi la pancia di brioche e dolcetti buonissimi nella patria dell’involtino primavera, fritto e rifritto. La cucina cinese è tutta un’altra cosa e mi chiedo da dove cavolo vengano i cinesi che sono in Italia, da frittoland?!
Premessa: facebook come wordpress in Cina sono bloccati, oscurati, diabolici mezzi di comunicazione capitalisti che il sistema vieta. Nonostante ad ogni angolo venga pubblicizzato l’ipad e l’iphone sia il telefono del popolo (ce l’hanno TUTTI, ma proprio TUTTI). Quindi i post dalla Cina vengono pubblicati dalla santa donna della mia amica Alessandra Pradelli.